Tione, una cordata molisana interessata al sito, scettici sindacati e lavoratori
ORVIETO – Una cordata molisana che fa capo all’imprenditore Giorgio Marcucci, ex proprietario dell’acqua oligominerale Sepina, sarebbe interessata a rilevare lo stabilimento della Tione. La notizia è arrivata venerdì scorso durante la riunione del tavolo di crisi presso la Regione. Alla presenza dell’assessore Riommi e del sindaco di Orvieto, Germani, l’attuale proprietà ha informato i rappresentanti sindacali di aver depositato presso il Tribunale di Terni una proposta di concordato che prevede la ripresa produttiva, ferma da un anno, tramite la costituzione di una newco che sarebbe intenzionata a procedere all’affitto di un ramo d’azienda per poi perfezionare in un secondo momento la proposta di acquisto dello stabilimento.
L’interessamento della cordata molisana però non convince sindacati e lavoratori per una serie di ragioni. In primis, la società Terme di Sepino spa è attualmente in concordato preventivo e la srl, che era stata autorizzata dalla Regione Molise alla gestione del marchio, è fallita. La seconda ragione sta nel piano industriale che prevederebbe per lo stabilimento orvietano il taglio di metà dei dipendenti. Gli addetti della Tione, attualmente, sono 21 in cassa integrazione e con stipendi arretrati.
“Non sono stati forniti dettagli riguardanti l’operazione – dicono la Flai Cgil e la Camera del Lavoro di Orvieto – tanto meno è stato fornito un piano industriale”. Sarà necessario, pertanto, un nuovo incontro dopo la pronuncia del giudice sulla proposta depositata.“Ci auguriamo che il giudice – aggiunge la Cgil – prenda una decisione entro la prossima settimana anche perché ci sono necessità legate all’utilizzo degli ammortizzatori sociali che stanno per scadere. Non sfugge a nessuno che i tempi sono purtroppo ormai scaduti e che tutti i soggetti coinvolti (il riferimento è anche alle istituzioni ndr) sono chiamati a serrare i tempi per evitare soluzioni drammatiche”.
Molto più accorato l’appello dei lavoratori. “Ci rivolgiamo, disperati, alle istituzioni – dicono – e a tutti quelli che hanno a cuore le sorti della nostra azienda, dei lavoratori e del territorio e ribadiamo la necessità di un confronto su un piano di sviluppo credibile che dia prospettive future e che garantisca la salvaguardia dei livelli occupazionali, il mantenimento dell’integrità del sito produttivo, una politica del rilancio e valorizzazione dei marchi storici”.