Tk-Ast, l’azienda scopre le carte: ecco la proposta per Terni, i sindacati: “Metodo inaccettabile”

TERNI – Una nuova procedura di mobilità, in base alla legge 223/91, per un massimo di 290 dipendenti. E’ quanto prevede la proposta di accordo elaborata dalla Ast di Terni riferita dall’agenzia AdnKronos. Ad ognuno dei dipendenti messi in mobilità viene riconosciuto un incentivo all’esodo così suddiviso: ove l’adesione alla messa in mobilità avvenga entro il 28/12/2014, verrà riconosciuto un incentivo all’esodo pari a 80.000 euro; ove l’adesione alla messa in mobilità avvenga dal 29/12/2014 in poi, verrà riconosciuto un incentivo all’esodo pari a 50.000 euro. Contestualmente con l’apertura della procedura di mobilità verrà concessa la Cigs per un periodo di un anno e successivamente confermata per il periodo di un ulteriore anno fino al 30/09/2016.

Viene confermata la procedura di mobilità aperta nel novembre scorso nei termini previsti. Qualora, in esito alla verifica da effettuare entro il 30/06/2016, dovesse risultare la permanenza di residue necessità di gestione degli esuberi fino ad un numero complessivo di 290 lavoratori, le parti concordano che l’Azienda farà ricorso ad una nuova procedura di mobilità ex articoli 4 e 24 della legge 223/91 nel limite del numero massimo dei lavoratori ancora eccedentari. Le parti concordano che tale procedura di mobilità si concluderà con accordo e prevederà l’applicazione dei criteri di legge”.

L’Ast intende allineare la contrattazione integrativa al contratto collettivo nazionale di lavoro, sottoscritto il 5 dicembre 2012. In base a questa proposta i contratti aziendali stipulati il 20 luglio 2005 da Ast, Tubificio e da Società delle Fucine e quello del 21 maggio 2008 da Aspasiel continueranno a trovare applicazione fino al 30 settembre 2018 con alcune modifiche.
“Vengono soppressi – si legge ancora dall’agenzia – tutti quegli istituti e/o misure che traggono la loro origine e/o disciplina e/o meccanismi caratterizzati da quote fisse consolidate di corresponsione e derivanti da contrattazioni di secondo livello e più precisamente il premio di reddività consolidato – di cui al precedente accordo aziendale del 28 maggio 2001. Vengono confermati i premi di redditività e di produttività cosi come definiti nell’accordo aziendale del 20 luglio 2005 e nei relativi allegati allo stesso. Tale premi, di cui viene abolita la quota fissa garantita del premio di redditività anche nel caso di mancato raggiungimento del risultato, verranno erogati su base annuale, ma rimarranno comunque sospesi per i prossimi tre anni e quindi fino al 30 settembre 2017”.

Rispetto a questa proposta le istituzioni umbre starebbero valutando la possibilità di prendere ulteriormente le distanze da una proposta di accordo “che – secondo le stesse istituzioni – non darebbe alcuna garanzia soprattutto sul versante degli investimenti per la salvaguardia della competitività del sito delle acciaierie di Terni”.

“Una proposta di accordo così come sembra profilarsi – si sottolinea – avrebbe un costo sociale elevatissimo, scaricando esclusivamente sui lavoratori il peso del piano industriale, sia in termini di lavoratori in mobilità che di pesanti riduzioni salariali”.

Una presa di distanza che potrebbe concretizzarsi anche in vista della riunione convocata per venerdì prossimo al ministero per lo Sviluppo economico, e che vedrebbe le istituzioni umbre assumere una posizione autonoma, a difesa di tutti i lavoratori delle acciaierie di Terni.

Rispetto a questa proposta non si è fatta attendere neanche la replica dei sindacati. Il segretario nazionale dei Fim Cisl, Marco Bentivogli, sostiene che “le dichiarazioni di queste ore dell’Ad Morselli continuano a muoversi nella logica della propaganda e non aiutano lo sviluppo di un negoziato vero. Non accetteremo che l’azienda rinunci pregiudizialmente a un confronto reale, colta dalla smania di procedere unilateralmente con i licenziamenti contro i lavoratori dell’Ast”.

Bentivogli precisa anche la Fim si presenterà al tavolo di venerdì con “l’intenzione di provare a fare l’accordo. Basta liturgie, occorre che la trattativa finale inizi davvero. Per noi è essenziale che la capacità produttiva del sito sia rafforzata, con investimenti adeguati e con una politica e una rete commerciale capace di fare uscire il sito di Terni dalla incertezza nella quale si trova. Gli eventuali esuberi che dovessero derivare da operazioni di efficientamento dovranno essere gestiti con gli ammortizzatori sociali e con politiche di incentivazione all’esodo volontario. Serve mettere in pratica, anche in questa vertenza, tutte le misure che si stanno approntando nel tavolo della siderurgia, su energia, materie prime e infrastrutture”.

“La necessaria ristrutturazione dell’azienda – prosegue il segretario nazionale Fim Cisl – va sostenuta con politiche di taglio dei costi a partire da quelli generali e non escludiamo un sacrificio anche da parte dei lavoratori, purché sia sostenibile e realistico. Tali sacrifici saranno credibili se si partirà dall’alto, dalle collaborazioni e consulenze, dai bonus unilaterali.  Ci aspettiamo che il Ministro, impegnato in prima persona nella trattativa, prosegua a far valere la sua autorevolezza e aiuti le parti a trovare un difficile compromesso”.

I sindacati locali dei metalmeccanici giudicano quello dell’Ast un “metodo inaccettabile nel sistema delle relazioni sindacali”.

Fim Csil. Fiom-Cgil, Uilm, Fismic e Ugl ritengono “che oltre al merito di quanto proposto, che chiaramente rappresenta un pezzo di discussione non scollegato dagli impegni sul piano industriale ancora ad oggi inesistenti, c’è un problema di metodo sul come si stà svolgendo il negoziato. E’ veramente singolare che le organizzazioni sindacali debbano apprendere dalla stampa le proposte aziendali quando, nei confronti svolti in questi giorni, tali proposte non sono mai state formulate ufficialmente alle organizzazioni stesse”.

“E’ altresì scorretto, da parte Aziendale – proseguono in una nota – richiamare le organizzazioni sindacali a “svolgere la propria parte” quando le stesse sono le uniche che punto su punto hanno formulato proposte alternative al piano offrendo anche elementi di apertura alla discussione ritenuti non sufficienti dall’azienda”.

“Come organizzazioni sindacali di Terni – continuano – ribadiamo che tale atteggiamento conferma quanto da noi sostenuto relativamente ad una non volontà da parte aziendale di discutere, di non voler fare accordi e di applicare il suo piano industriale che prevede solo tagli, sacrifici ed indebolimento delle produzioni ternane. Come organizzazioni sindacali di Terni denunciamo con forza quanto si sta determinando e crediamo che tali atti provocatori ed irrispettosi da parte aziendali potrebbero avere ripercussioni sul buon esito del negoziato”.

Insomma tutti contro l’amministratore delegato Lucia Morselli che proprio oggi ha formalizzato la riuncia all’incarico di amministratore delegato le era stato riservato presso Trenord, la joint venture Ferrovie Nord e Trenitalia che gestisce il traffico regionale in Lombardia.

Un pensiero riguardo “Tk-Ast, l’azienda scopre le carte: ecco la proposta per Terni, i sindacati: “Metodo inaccettabile”

  • Ott 2, 2014 in 12:09
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    RENZI E LE PERSONE INTERESSATE DEL GOVERNO SI FACCIANO VEDERE AL TAVOLO DELLE TRATTATIVE,ALTRIMENTI QUI BISOGNA INIZIARE A RIMANGIARSI TUTTA LA FIDUCIA CHE IL POPOLO UMBRO E TERNANO VI HANNO DATO.
    SE FATE BENE I CONTO ,OGNI PERSONA LICENZIATA E COME SE MANCASSERO DUE ASSUNZIONI.E INUTILE PARLARE DI NUOVI POSTI DI LAVORO,SE NON SI FA NIENTE PER QUELLI CHE MULTINAZIONALI COME QUELLA TEDESCA VOGLIONO METTERE IN ATTO.
    RICORDATEVI CHE I TEDESCHI SE FATE BENE I CONTI,SONO VENUTI IN ITALIA PER PORTARE VIA LA NOSTRA TECNOLOGIA, I NOSTRI CLIENTI,IN PRATICA ELIMINARE UNA CONCORRENTE.
    SE CI SONO ARRIVATO IO A CAPIRLO,PENSO CHE GOVERNATI E SINDACATI LO ABBIANO CAPITO DA MOLTO TEMPO.
    SVEGLIAMOCI,AMMESSO CHE SI VOGLIA.

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