Umbria, in calo le assunzioni a tempo indeterminato
Dunque, seppure si registra un aumento complessivo delle attivazioni (40.119, a fronte di 29.886 cessazioni), in questo quadro il lavoro a tempo indeterminato crolla.
Tenendo conto anche delle trasformazioni da altri contratti (tempo determinato, apprendistato e stagionale) nel primo semestre 2017 il totale di nuovi rapporti a tempo indeterminato (8.031) non raggiunge il 20% del totale dei rapporti di lavoro attivati. Anche in questo caso con un dato peggiore della media nazionale, dove i tempi indeterminati raggiungono la quota, pur estremamente bassa, del 24,7%.
“È evidente – dice Mario Bravi, dell’Ires Cgil – che occorre ridare dignità al lavoro e che il futuro non può essere rappresentato dal dilagare del lavoro precario e povero. La narrazione per la quale i contratti a termine sono solo una porta d’ingresso per un lavoro stabile si infrange sul muro di una realtà che ci dice che si rischia di stabilizzare la precarietà. Tutto questo va profondamente e rapidamente modificato”.