Umbria Jazz, Arena tutta al femminile con Lizz Wright e Hiromi

Spazio alle donne. Il martedì sera di Umbria Jazz è dedicato a loro. All’Arena del Santa Giuliana, dalle ore 21, saliranno sul palco Lizz Wright e Hiromi’s Sonicwonder. Due concerti in rosa ma pieni di potenza.

Quello più atteso è sicuramente quello di Hiromi, che salirà sul palco dopo le 22 con la Sonicwonder, “la più dura e funky” band di Hiromi, la cui genesi risale al 2016. È un esplosivo quartetto senza confini musicali definiti e autore di una spregiudicata miscela elettrica ed acustica di jazz-rock-funky. Il tutto governato con mano sicura da una artista che mostra una sempre più complessa identità.

Un talento, il suo, che sfugge ad ogni etichetta e classificazione di genere. Le influenze rock, progressive, jazz, fusion fanno di lei un’artista originale che ottiene grandi riconoscimenti e premi per tutti i suoi progetti.

“Non voglio dare un nome alla mia musica. Altri possono mettere un nome a quello che faccio. È la sintesi di ciò che ho ascoltato e che ho imparato. Ha qualche elemento di musica classica, qualche altro di rock o di jazz, ma io non voglio dargli un nome.”

Bambina prodigio (primo recital a sei anni), Hiromi si trasferì ventenne negli Stati Uniti, dove studiò e si diplomò al Berklee. Da allora, la sua carriera è stata brillante e sempre in ascesa: tra gli highlight il bellissimo Trio Project ed il duo dal vivo al Budokan di Tokyo con Chick Corea. Nel 2011 ha fatto parte della formazione del disco di Stanley Clarke che ha vinto un Grammy come Best Contemporary Jazz Album.

La pianista giapponese è molto amata dal pubblico di Umbria Jazz, che ne ha potuto seguire i passi importanti fin dall’inizio. Hiromi ha infatti esordito nel 2002 a Umbria Jazz Winter #10, presentata da Ahmad Jamal (qualche mese dopo uscì il primo disco a suo nome per Telarc). Dopo quella prima volta è tornata in più edizioni del festival con diverse formule, dal piano solo al duo con l’arpista Edmar Castaneda, accolta sempre con grande calore dai suoi sempre più numerosi estimatori.

Alle 21 spazio a Lizz Wright. Per descrivere la sua voce il New York Times ha fatto riferimento al bourbon invecchiato in botti di legno o alla soffice pelle color burro. Non è solo la voce però a fare di Lizz Wright un personaggio così suggestivo. Non minori sono le qualità di songwriter e band leader, cui si aggiunge in tempi più recenti una forte propensione manageriale che l’ha portata a fondare la sua casa discografica per essere finalmente padrona delle proprie scelte artistiche senza sottostare ai condizionamenti delle major. Wright aveva firmato per la Verve a 23 anni, poi per Universal, infine per Concord. Blues & Greens Records è il nome della sua personale etichetta lanciata nel giugno 2022 con la pubblicazione di un disco live, “Holding Space”, mentre la prossima primavera uscirà il primo album in studio, “Shadow”, che contiene cinque brani originali. Il primo singolo, “Sweet Feeling”, già in circolazione, è un bel blues. Ed è proprio il blues a intrigarla in modo speciale in questa fase della carriera. Una carriera cominciata come direttore musicale, da ragazza, della chiesa di cui suo padre era Pastore, in Georgia. Avere casa a Chicago, una delle storiche capitali del blues, è certamente motivo di ispirazione.

Cantare il blues a Chicago – dice – è come trovare linfa in un grande vecchio albero. Il blues è nello spirito della città.