Umbria Mobilità, il pm chiede il rinvio a giudizio per gli indagati
PERUGIA – Il pm Manuela Comodi ha chiesto il rinvio a giudizio per gli indagati nell’inchiesta legata al buco di Umbria Mobilità. Caporizzi, insieme a Mazzoncini, Viola, e Pittoni sono infatti chiamati a rispondere dell’accusa di aver tarocco i dati inviati all’Osservatorio nazionale sui trasporti per ottenere maggiori fondi nazionali.
Intanto a Palazzo Cesaroni continua il lavoro della Commissione d’inchiesta, istituita con una richiesta dell’opposizione e presieduta dalla consigliera regionale Carla Casciari. Dopo l’audizione dell’amministratore unico di Umbria mobilità Ferruccio Bufaloni, ieri è
stato ascoltato Lucio Caporizzi, dirigente della Regione che ha ricoperto l’incarico di presidente dell’azienda trasportistica dal 2012 fino al corrente anno.
Caporizzi ha ripercorso le varie fasi degli ultimi cinque anni di gestione partendo dal 2012, quando si insediò il nuovo Cda composto quasi esclusivamente da dipendenti pubblici che aveva il mandato di attuare le linee guida del Piano di risanamento elaborato dagli advisor Bufaloni e Santucci e approvato il 5 novembre 2012 dall’Assemblea dei soci.
Furono individuate nel Piano tre grosse criticità: innanzitutto l’impegno finanziario con Roma Tpl che aveva assorbito risorse per oltre 50milioni di euro, relativi ai costi sostenuti e non rientrati per i servizi resi; uno squilibrio di circa 9 milioni l’anno causato dall’inadeguatezza del corrispettivo. La terza criticità era riferita alle conseguenze del processo di fusione tra le quattro società di trasporto umbre che avevano situazioni
differenti da un punto di vista economico e finanziario. Per risolvere questi problemi il Cda avvia i propri lavori con l’elaborazione del Piano di ristrutturazione aziendale approvato dal Cda il 22 luglio del 2013.
Obiettivo primario dell’azione del Cda, ha ricordato Caporizzi, è stato quello di ridurre le perdite. Nel mese di aprile 2013 erano stati intanto dismessi i servizi su Roma, con conseguente riduzione dei costi e avviato il recupero dei crediti che ha permesso ad oggi di incamerare circa 12 milioni. Il mancato aumento di capitale previsto nel Piano, ma attuato solo dalla Regione Umbria, ha reso necessario l’accensione di un prestito da parte di quest’ultima quale anticipazione di cassa, per 17milioni di euro, inserito nella legge di bilancio, per scongiurare il default dell’azienda. A marzo 2014 si procede quindi alla vendita del ramo di esercizio del trasporto pubblico locale con una gara aggiudicata a Busitalia FS, che ha acquistato il 70 per cento delle quote, con obbligo di prendere successivamente anche il restante 30 per cento.
La vendita ha fruttato 33milioni, con una plusvalenza sullo stato patrimoniale di 28milioni. Umbria Mobilità ha poi venduto alcuni immobili di proprietà per circa 2milioni di euro. L’opera compiuta dai Cda ha consentito di ridurre la situazione debitoria da oltre 383 milioni del 2012 fra banche, soci e fornitori, ai 115milioni dell’ultimo bilancio 2016. Le garanzie prestate, che a fine 2012 ammontavano a 208 milioni, sono scese adesso a circa 35milioni.
Caporizzi ha quindi risposto alle domande formulate dai consiglieri regionali Maria Grazia Carbonari (M5s), Raffaele Nevi (FI), Marco Squarta (FDI) e Valerio Mancini (Lega). La commissione d’inchiesta presieduta da Carla Casciari (PD) proseguirà gli approfondimenti con l’audizione dell’assessore regionale ai trasporti, Giuseppe Chianella.