Valnestore, la Commissione Salute di Palazzo Cesaroni visita la “Valle dei fuochi”
PERUGIA – Sopralluogo della Terza commissione di Palazzo Cesaroni sui luoghi simbolo dell’inchiesta della Valnestore. Una visita molto incentrata sui luoghi più critici ma che è servita sicuramente per fare il punto della situazione e a far toccare con mano ai consiglieri la realtà. Sono partiti dal centro di Piegaro con un pulmino, accompagnati dai sindaci di Piegaro e Panicale, Roberto Ferricelli e Giulio Cherubini. Hanno potuto vedere le ceneri sotterrate negli anni e quindi i problemi causati.
La visita è partita nell’area industriale della Potassa a Tavernelle, poi si è fatto tappa alla vecchia centrale Enel e quindi nella Valnestore. “La Commissione ha voluto fare una verifica sul terreno per rendersi meglio conto di cosa si parla, dato che c’è un’indagine in corso e sono usciti articoli di stampa che hanno destato un certo allarme – ha detto il presidente della Terza commissione, Attilio Solinas – In questo momento non si possono tirare conclusioni azzardate, non prima di una attenta verifica scientifica. Necessario indagare sulle ceneri di lignite versate per decenni in quantità enormi, anche in epoche in cui non esisteva la legislazione attuale e i relativi controlli. L’Arpa analizzerà tutte le possibili sedi di inquinamento, dai terreni alle acque. Siamo qui anche per tutelare un territorio importante per le attrattive turistiche, le imprese agricole, le attività legate alla pesca, per non parlare del museo paleontologico”
Nella zona industriale “La Potassa” si trovano le strutture delle centrali, e nei siti oggetto d’indagine per la presenza di discariche. Indagini avviate da un esposto di un privato cittadino che ha denunciato la presenza di materiali provenienti da La Spezia, conferimenti autorizzati molti anni fa, su cui non vi sono le certezze della lignite proveniente invece dalla ex centrale umbra, le cui ceneri sono state utilizzate per realizzare riporti di terreno in aree produttive, spazi per lo sport, come il campo sportivo adiacente le piscine di Tavernelle, da dove è cominciato il sopralluogo odierno, e in numerose altre zone. L’Arpa ha già intrapreso analisi sul territorio che interesseranno anche le colture e i pesci dei laghetti presenti nella zona, per escludere la possibilità che composti con attività radioattiva possano essere migrati nelle falde.
Ricci spiega che “sono 4 milioni di metri cubi i materiali, provenienti dalla ex centrale, riutilizzati per realizzare ‘riporti’, rilevati alti sino a 2 metri circa, in aree produttive, spazi per sport e tempo libero, in una zona abbastanza vasta, nonché rimodulazioni ambientali (anche piccole collinette). A questo si aggiungono altri materiali affiorati, in corso di valutazione, in campi, prossimi a due discariche autorizzate già dal 1986”. E, affidando “agli organi preposti le verifiche e gli atti previsti per legge”. In questa situazione “bisognerebbe, coinvolgendo i Comuni interessati e la Regione con le strutture tecniche affini, realizzare una carta tematica tecnica, geologica e ambientale delle zone rilevando i punti più sensibili e, per ognuno di questi, ipotizzando costi e tempi delle bonifiche possibili, inoltrando le richieste finanziarie anche al Governo ai fini di una iniziativa legislativa a carattere speciale. Inoltre – aggiunge – questa può essere una occasione per definire un programma di valorizzazione socio economica e turistico ambientale di tutta l’area, anche attraverso un concorso per idee, teso a coinvolgere anche l’Unione Europea per ottenere fondi sia strutturali che non strutturali”. Ricci ricorda infine che “nei momenti più importanti lavoravano, nel quadro della centrale Enel, oltre 350 persone (500 con l’indotto): oggi si tratta di programmare da questa storia e identità un nuovo futuro socio economico, che sappia trasformare le problematiche emerse in opportunità, con la prioritaria tutela della salute pubblica. Tutto questo – conclude – anche valorizzando il museo di reperti fossili rinvenuti durante le fasi minerarie estrattive, di grande valore internazionale”.
Ha parlato di un sopralluogo importante Marco Squarta (Fdi): “perché ci ha dato l’opportunità di toccare con mano una questione che sta creando grande preoccupazione. Noi non vogliamo alimentare nessun allarmismo, chiediamo soltanto di sapere la verità”. Per Squarta, “il dovere della politica, quando arrivano richieste di aiuto di questo tipo, che riguardano la salute dei cittadini, spesso alle prese con gravissime patologie, è quello di muoversi con la massima celerità, chiamando ad intervenire in merito tutti i soggetti che, per competenza, possono dare risposte ed indicazioni, quali l’Arpa e la Asl affinché mettano in atto i necessari controlli per far emergere la verità. Tutto questo alla luce di segnalazioni specifiche rispetto alle grandi quantità di materiale scaricato da camion, per decine di anni, nel territorio in questione”. “Sappiamo bene che è in corso una indagine della Procura, per questo, confidando come sempre nel buon operato della magistratura, rimaniamo in attesa dei risultati delle verifiche messe in atto nella zona. Vogliamo capire chiaramente cosa c’è sotto queste terre. Ma intanto, come abbiamo già fatto in Commissione, continuiamo a chiedere alla Regione i dati riguardanti i malati di tumore in Umbria e l’incidenza rispetto alla popolazione, questo per capire i numeri e le percentuali legati a questa zona specifica. Dati, questi – conclude Squarta – che i cittadini ci chiedono con forza, preoccupati per la loro salute e per il loro futuro”.