Spoleto, bancario morto: la Procura indaga per “istigazione al suicidio”
La Procura della Repubblica di Spoleto, guidata dal procuratore Alessandro Cannevale, ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio per fare piena luce sulla morte di un direttore di banca di una tra le più importanti filiali della ex Bps. Il procedimento è stato aperto a carico di ignoti. Una iniziativa, quella della Procura, che intende accertare le ragioni che hanno spinto il 50enne spoletino a togliersi la vita. L’uomo, infatti, è stato trovato senza vita nel garage della sua abitazione, con accanto un fucile da caccia da cui sarebbe partito il colpo. L’autopsia, già fatta, servirà per ricostruire molti particolari della triste vicenda. La Procura precisa, comunque, che ” non risultano collegamenti con altri procedimenti iscritti presso questo o altri uffici giudiziari”. Questa precisazione sta a significare che l’uomo non aveva problemi con la giustizia. L’istigazione al suicidio è un reato previsto dall’art.580 del codice penale ed è punito – se il suicidio avviene – con la reclusione da cinque a dodici anni. Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito al suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito con la reclusione. La norma vuole tutelare il bene della vita anche contro la volontà del titolare, in una visione dunque collettiva della vita stessa. L’istigatore deve ad ogni modo aver agito con la volontà, seppur minima, di rafforzare o determinare il proposito suicida, non potendosi punire una condotta involontaria o non sorretta da effettiva consapevolezza dell’altrui proposito. Proprio su questi, e altri aspetti, si indirizzerà l’azione investigativa coordinata dalla Procura di Spoleto.