“Sull’ospedale di Spoleto troppi silenzi”: chiamato in causa anche l’Arcivescovo
Torna all’attacco il presidente dell’associazione San Matteo, Enzo Ercolani, sul cosiddetto Terzo polo sanitario. “Il disfacimento dei reparti dell’ospedale di Spoleto è un atto politico di enorme gravità sociale ed umana ma costituisce anche un’assurdità tecnica, spacciata per Terzo polo, la quale non può non essere stigmatizzata per i danni che comporta, direttamente ed indirettamente, al malato”, denuncia l’ex primario di anestesia dell’ospedale di Spoleto. L’accusa però si rivolge anche a chi in questi mesi non ha speso una parola sulla drammatica situazione dell’assistenza sanitaria in città. “Ci sono troppi silenzi sul progetto Terzo polo. Con il dovuto rispetto – sottolinea Ercolani – non abbiamo mai sentito levarsi, con energia, la voce del Tribunale dei diritti del Malato, di sua eccellenza l’Arcivescovo Boccardo, che pure ha festeggiato in Cattedrale i nuovi nati a Spoleto, dei Lions, del Rotary e di altre autorevoli associazioni che rappresentano la nostra città”. Entra nel merito, con la competenza di sempre, spiegando perché l’idea di costruire il Terzo polo rappresenta “una scelta che peserà e non poco sulla qualità dell’assistenza medica”. L’eliminazione dei primari e la soluzione “Primario unico” è per Ercolani “semplicemente una riduzione dell’organico medico” che indebolisce la filiera assistenziale del reparto. Ma c’è di più. “L’obbligo della mobilità professionale, ovvero il dovere per il medico di spostarsi fra Foligno e Spoleto, in quante parte di un organico unico – prosegue Ercolani – il professionista, al momento dell’assunzione, ha il diritto di scegliere la sua abituale sede di lavoro. Ne deriva che tutti i suoi successivi ed eventuali spostamenti, saranno possibili solo se volontari perché non potranno in alcun modo essere imposti contrattualmente. A parte la necessità di dover superare pastoie burocratiche di non facile soluzione il risultato è, comunque, il venir meno, per un paziente ospedalizzato, della inderogabile continuità assistenziale”. Una serie di rilievi che vengono sollevati da un professionista di lunga esperienza e che ha dedicato la sua vita professionale all’ospedale San Matteo degli Infermi. “Questi passaggi del progetto Terzo polo – conclude il presidente dell’associazione San Matteo – pesano e non poco sulla qualità dell’assistenza medica e di conseguenza, assumono un rilevante aspetto etico”.