Baby squillo tra Spoleto e Terni, sessantenne spoletino portato in carcere: tre minorenni costrette a prostituirsi
I fatti risalgono a nove anni fa quando quattro persone vennero arrestate, tre uomini e una donna. Due uomini di 51 e 66 anni di Spoleto, un albanese ventisettenne di Acquasparta e una donna rumena di 46 anni. La donna era accusata di aver “indotto la figlia minorenne a prostituirsi” con i due spoletini, con i quali lei stessa si prostituiva. In una occasione sembra avrebbe costretto la figlia ad un incontro “a tre”, con uno dei due uomini di Spoleto. Secondo l’accusa i due “prelevavano la minore alla stazione di Spoleto, dove la ragazzina giungeva da Terni e condurla nel luogo dove si consumavano i rapporti sessuali, per poi riaccompagnarla alla stazione”. Dalle indagini sarebbe emerso un trattamento simile anche nei confronti di un’altra minorenne, di appena 15 anni. Le ragazzine coinvolte in un giro di baby prostituzione sarebbero state tre: due di origine rumena di 14 e 15 anni e una terza di 17 anni di origini ucraine. Gli uomini promettevano “dazioni di denaro o di altre utilità, quali sigarette e schede del concorso gratta e vinci, al fine di far si che la stessa compisse con loro atti sessuali”. Alla fine dell’attività investigativa, i carabinieri individuarono almeno una quindicina di clienti, fra Terni e Spoleto, di età compresa fra i 50 e 70 anni. Dopo diversi gradi di giudizio, in queste ore si sono aperte le porte del carcere per un sessantenne di Spoleto. E’ stato preso e portato nel carcere di Spoleto dove dovrà scontare una condanna definitiva a sei anni di reclusione. Precedentemente ci sono state sette condanne disposte dal Gup del Tribunale di Perugia, Carla Maria Giangamboni. Cinque anni di reclusione per una rumena, considerata l’Ape Regina, quattro anni per uno dei due clienti spoletini, due anni e nove mesi per la madre 46enne di una delle baby squillo, un anno e sei mesi a un cliente ternano di 69 anni e un anno per un cliente ternano di 73 anni. Due degli indagati avevano, invece, patteggiato la pena: due anni per un trentenne albanese e otto mesi per un ottantenne di Terni