La denatalità mette a rischio le scuole umbre: il prossimo anno -9% di studenti
Il rischio delle classi pollaio potrebbe trovare una soluzione con il fenomeno galoppante della denatalità che sta colpendo l’Italia. Nel 2022 si è registrato il numero più basso di bimbi nati: appena 1,24 figli per donna, secondo i dati Istat. In realtà non è stato un crollo improvviso. Il calo era iniziato negli anni ’70. Sono diversi i motivi che spiegano il valore più basso di nascite nel 2022, a cominciare dalla cecità politica. L’Umbria è tra le regioni messe peggio, con un calo dei nati assai significativo e con una popolazione sempre più anziana. Una situazione che ha un forte impatto sulla sostenibilità dello Stato sociale e che rischia di provocare una sfiducia verso il futuro. Una inchiesta del “Corriere dell’Umbria” di pochi giorni fa ha evidenziato le conseguenze sulla tenuta del nostro sistema scolastico. L’analisi prende in considerazione i dati sulle iscrizioni per l’anno 2023/2024, ancora non definitivi, ma in possesso dell’Ufficio scolastico regionale. Nelle iscrizioni alle prime classi si registrerebbe un calo del 9% rispetto a un anno fa. Si va dal -12% alla scuola materna al -9,74%per la scuola secondaria di II grado, fino al -4,15% per la scuola secondaria di I grado. Un quadro preoccupante soprattutto quello che emerge dalle zone più disagiate e lontane ma che non risparmia nemmeno le città più grandi. Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Sergio Repetto, assicura che la scelta fatta è quella di “mantenere” il servizio, la priorità resta quella di “non chiudere i plessi”. Resta però una certezza: il drastico calo delle nascite si riverbererà pesantemente sulle scuole umbre. A questo punto è giunto il tempo delle scelte: ridurre il numero di alunni per classe con nuovi “tetti minimi” (debellando le cosiddette classi pollaio) oppure procedere all’accorpamento di scuole con la relativa riduzione di docenti. In quest’ultimo caso ci troveremmo di fronte al venir meno di un diritto universale garantito dalla nostra Costituzione.