Terni, due no vax a processo per gli insulti al presidente dei medici
Da sette anni Giuseppe Donzelli è il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Terni. Un professionista che svolge con dedizione e competenza il suo lavoro presso la cardiologia dell’ospedale Santa Maria. E’ conosciuto come un uomo tollerante e armato di tanta pazienza. Ma un anno e mezzo fa la sua mansuetudine è stata messa a dura prova da un comunicato stampa (gennaio 2022) sulle terapie anti-Covid e in particolare in riferimento ai vaccini somministrati. A farlo diventare una furia sono stati due “No vax”: un uomo di 63 anni e una donna di 60, entrambi originari della provincia di Roma. Una vicenda che ora è finita in un’aula del Tribunale di Terni. Esattamente di fronte al giudice di pace. La Procura locale, infatti, ritiene che quel comunicato abbia diffamato il presidente dell’Ordine dei medici, accogliendo quindi la richiesta di Donzelli. L’uomo e la donna, saranno quindi processati con la prima udienza fissata per il prossimo 21 novembre. Il processo “girerà” proprio intorno a quel comunicato, dal sapore “No vax”, che riportava affermazioni e critiche nei confronti del presidente dell’Ordine ritenute dal rappresentante dei medici ternani diffamatorie. Donzelli naturalmente si costituirà parte civile nel processo di novembre e , tramite il suo legale, chiederà al giudice di condannare i due. Molto probabilmente con tanto di risarcimento. Gli imputati saranno difesi dall’avvocato Iveta Marinangeli del Foro di Perugia. Nel comunicato stampa si sosteneva che il ” presidente dell’ordine dei medici Donzelli da un lato ha tentato apparentemente di ingraziarsi i sanitari e i medici di medicina generale dentro e fuori gli ospedali, dall’altro ha provato a nascondere le proprie responsabilità e inadempienze affermando che né agli ordini dei medici provinciali né alla federazione nazionale compete la redazione delle linee guida terapeutiche. Per chi non avesse capito il presidente Donzelli ha lanciato il diktat..i medici debbono eseguire le disposizioni dello Stato. Un avvertimento come nelle migliori dittature sudamericane e asiatiche”. Adesso competerà al giudice stabilire chi ha ragione e chi invece ha torto.