Ambiente, il M5S interroga Palazzo Donini: “No al Css nei cementifici”
PERUGIA – I consiglieri regionali del Movimento 5 stelle, Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari, hanno presentato un’interrogazione, a cui la Giunta risponderà nel question time di mercoledì prossimo, per sapere “se e come la Regione si opporrà alle indicazioni di AURI (Autorità umbra rifiuti e idrico) in merito alla volontà di utilizzare il CSS nei cementifici umbri e, potenzialmente, in altre aziende energivore, informando inoltre se davvero intenda seguire le contraddittorie indicazioni della locale maggioranza di Gubbio per la quale la discarica di Colognola andrebbe addirittura ampliata – decisione assunta senza un quadro programmatico sia tecnico che ambientale – considerando invece che, nell’anno corrente, la medesima discarica ha pressoché già raggiunto la volumetria limite autorizzata e pertanto andrebbe chiusa e messa in sicurezza senza ulteriori indugi, a maggior ragione alla luce delle criticità già sollevate da ARPA Umbria e dai residenti circa l’interazione tra le acque sotterranee e il percolato della discarica, i continui disturbi emissivi, la ‘frana’ della strada perimetrale occorsa a fine 2015 e altro ancora”.
“Con la deliberazione n. 37 del 20 dicembre scorso – spiega Liberati – l’Autorità umbra rifiuti e idrico (AURI) ha preso atto della bozza preliminare del Piano d’Ambito per la gestione dei rifiuti urbani, redatto dalla Oikos Progetti; il 29 dicembre è stato poi meramente illustrato ai sindaci ed è tuttora nella fase delle osservazioni. La bozza preliminare, pur non cogente, pur non ancora approvata dai sindaci, andrà comunque dichiaratamente integrata su alcuni punti, tra cui ‘la previsione espressa del possibile uso del CSS all’interno della regione’. Ciò significa – secondo Liberati – anzitutto bruciare nelle cementerie di Gubbio questo particolare materiale, composto di plastiche e altri elementi particolarmente tossici, combustibile solido secondario che è la frazione secca non riciclabile di rifiuti urbani e industriali asseritamente non pericolosi. L’uso in Umbria del CSS, vagheggiato dall’AURI, perché generalmente spacciato dagli inceneritoristi come combustibile alternativo, contrasta sia con le indicazioni della politica regionale, poiché non ne è prevista la possibilità di utilizzo nel nostro territorio, sia le chiare intenzioni delle comunità locali, a partire da Gubbio, città simbolo dell’Umbria, gioiello dell’architettura nazionale. Proprio lo scorso anno a Gubbio il locale comitato per la tutela ambientale ha pure raccolto circa 3mila firme contro il co-incenerimento di rifiuti CSS nelle cementerie e lo stesso Comune di Gubbio, con nota prot. 5286, 6/02/2018, diretta al presidente AURI, ha espresso netta contrarietà verso gli orientamenti AURI, poiché, tra le altre ragioni, inficiano ‘tutta la spinta di valorizzazione socio-economica affidata agli ambiti del turismo, della cultura, dell’ambiente in tutte le variegate declinazioni’ (…)”.
“Secondo uno studio NOMISMA risalente al 2011 – proseguono i consiglieri pentastellati – mentre il costo del pet-coke in centrale ammonterebbe a ‘123,3 €/t, dovuto a un prezzo internazionale della materia prima molto alto e destinato a rimanere tale, il punto di indifferenza nel cementificio per tonnellata di CSS è di 39,6 €/t’. La combustione delle diverse matrici di rifiuti produce notoriamente macro e microinquinanti, ivi compresi diossine, furani, PCB, metalli e altro. Secondo ‘Medicina democratica’, ‘i benefici (per i cementieri) diverrebbero sia nell’immediato che nel medio periodo un oggettivo ostacolo alla piena applicazione dei principi della riduzione, prevenzione, riciclo, recupero, visto che sarebbe una inaccettabile scelta inquinante, ma anche uno spreco di materia che impedisce l’estensione e il miglioramento delle attività di intercettazione delle singole frazioni merceologiche (…)”.
“L’AURI – concludono Liberati e Carbonari – sta perorando l’uso del CSS proprio mentre in Umbria la raccolta differenziata sta migliorando, con decrementi significativi di conferimento nelle discariche, dati ulteriormente migliorabili se solo si puntasse con forza e risorse a rinnovare l’impiantistica, al massimo recupero di materia, imponendo ancora inferiori percentuali di scarti ammessi. Infine, esiste pure il rischio di rilascio degli inquinanti negli ambienti interessati dai prodotti cementizi, incluse le nostre case, visto pure che le norme sulla qualità del cemento non contengono limiti di concentrazione per le sostanze chimiche, fuorché il cromo VI, il cloro e i solfati”.