Apicoltura, sei Comuni umbri fanno da apripista adottando un’apposita delibera che tutela il settore e l’ambiente
PERUGIA – Sono sei le amministrazioni umbre che nelle prossime settimane porteranno in discussione nei rispettivi Consigli comunali la delibera che favorisce e rilancia con una serie di azioni mirate l’apicoltura e ribadisce e promuove la tutela del patrimonio vegetale dei territori. “Si tratta solo di un gruppo che fa da apripista – ha spiegato in conferenza stampa Lucia Maddoli di Felcos Umbria, Associazione di Comuni promotrice del progetto – al quale si stanno aggiungendo con entusiasmo altre istituzioni locali”. Tra quelli che hanno partecipato attivamente alla costruzione della campagna (e della delibera) e si sono già impegnati ad approvare l’adesione alla delibera “Comuni amici delle api”, ci sono: Foligno, Orvieto, Gualdo Cattaneo, Panicale, Spello e Montecchio. Un’iniziativa concreta, che segna la svolta e sancisce l’impegno delle istituzioni locali a favore della tutela del territorio e della sua biodiversità e rilancia l’apicoltura come potenziale fonte di reddito anche per tanti giovani che si affacciano nuovamente al mondo dell’agricoltura in Umbria. Solo nella nostra regione il comparto conta 1400 apicoltori con 32.000 alveari per una produzione annua lorda vendibile di miele stimata in 3 milioni e mezzo di euro. Tale azione si inserisce nel più ampio progetto – promosso da Felcos Umbria e Apimed, in collaborazione con Anci Umbria e Apau – Mediterranean CooBEEration: una rete per l’apicoltura, la sicurezza alimentare e la biodiversità, finanziato dall’Unione Europea, finalizzato a sostenere l’apicoltura e il suo ruolo strategico per la salvaguardia della biodiversità e per il miglioramento della sicurezza alimentare e dello sviluppo socio-economico in tutta l’area mediterranea. All’interno del documento presentato ci sono una serie di azioni e prescrizioni che i Comuni adotteranno nei propri ambiti di riferimento. Tra queste: il sostegno, con misure anche economiche, delle attività apistiche come opportunità di reddito e di inclusione sociale. L’incremento del verde pubblico, in particolare di specie vegetali “gradite alle api”. Un’attenzione maggiore ai trattamenti delle alberate cittadine, la riduzione progressiva dell’uso di erbicidi e l’impegno – come giù sancito da legge nazionale e da direttive regionali – di non eseguire trattamenti con fitofarmaci su piante legnose ed erbacee dall’inizio della fioritura.