Città della Pieve, Vittorio Sgarbi presenta “Gli anni delle meraviglie, da Piero della Francesca a Pontormo”
CITTA’ DELLA PIEVE – Questa sera alle21 a Palazzo della Corgna Vittorio Sgarbi presenterà il suo ultimo libro dal titolo “Gli anni delle meraviglie, da Piero della Francesca a Pontormo” edito da Bompiani.
Sgarbi ripercorre come in un viaggio il periodo migliore e più florido dal punto di vista artistico per la penisola italica e che è collocato fra il XV e il XVI secolo: il Rinascimento italiano. Il volume, secondo della collana “Il tesoro d’Italia”, è corredato da un notevole apparato iconografico, con figure stampate su carta patinata che evidenziano particolari invisibili ad un occhio non allenato, immagini sempre accompagnate dai commenti del grande critico ferrarese. Da sempre Sgarbi cerca di evidenziare e valorizzare il nostro patrimonio nazionale, alla perenne ricerca del “bello” e della cultura in tutte le sue sfaccettature; Sgarbi ha il notevole merito di aver dato lustro anche alle chiese più nascoste, alla scoperta dei musei minori, dei palazzi storici e dei luoghi meno conosciuti dal grande pubblico, combattendo con tutte le sue forze l’inciviltà, l’ignoranza e l’incuria che troppo spesso pervadono il nostro Paese.
Vittorio Sgarbi spiega l’arte italiana in maniera semplice e comprensibile a tutti e così descrive la sua ultima opera: “Non c’è, probabilmente, nella storia umana e nella sua espressione attraverso l’arte, momento più alto e fervido d’invenzioni di quello che va dalla metà del Quattrocento alla metà del Cinquecento, da Piero della Francesca a Pontormo. A Firenze, e non solo a Firenze, ma a Venezia, a Ferrara, nelle Marche, in Sicilia, in Sardegna, in Friuli, in Lombardia, gli artisti danno vita a quello che è stato chiamato, con conferente definizione, “Rinascimento'”. Anche prima di quegli anni l’arte era stata sublime, ma Piero della Francesca la arricchisce di una intelligenza che trasforma la pittura in pensiero, in teorema, ben oltre le esigenze devozionali. Davanti alla Flagellazione di Urbino non è più sufficiente l’iconografia religiosa, e così davanti alla Annunciata di Antonello da Messina, alla Tempesta di Giorgione, all’Amor sacro e Amor profano di Tiziano, alla Deposizione di Cristo di Pontormo. Di anno in anno appaiono capolavori sempre più sorprendenti. Tra 1470 e 1475 la creatività dei pittori e degli scultori raggiunge vette inattingibili; ma sarà così, di quinquennio in quinquennio, fino alla metà del Cinquecento. Sono gli anni di Mantegna, Cosmè Tura, Botticelli, Leonardo, di Raffaello, di Michelangelo, ma anche di Giovanni Bellini, di Lorenzo Lotto, di Tiziano, di Correggio, di Parmigianino. Sono gli anni delle meraviglie, in cui l’artista si sfida, in un continuo superarsi…”.
Vittorio Sgarbi ci descrive il Rinascimento italiano a modo suo, esaltando artisti meno noti, come Luca Signorelli e Bartolomeo della Gatta, e sottolineando le influenze che questi artisti ebbero sui grandi come Andrea Mantegna. E con influenze impensabili, come quelle tra Piero della Francesca e Mondrian, ricostruzioni storiche e scoperte inedite. Nella sua bella postfazione, il noto giornalista e scrittore Gian Antonio Stella dice che “Chi ama l’Italia e soffre per lo spreco quotidiano di tanta bellezza, ricorda l’indignazione e l’amore con cui Sgarbi ha dato battaglia su certi paesaggi e tesori artistici da salvare”.