Città di Castello: Case popolari, regolamento in Commissione servizi
CITTA’ DI CASTELLO – Esaminato in commissione Servizi di Città di Castello di giovedì 24 gennaio 2019 il nuovo regolamento per l’assegnazione di casa di edilizia pubblica, “che sarà più aggiornato alle normative e alle esigenze di oggi” ha detto il presidente Giovanni Procelli, introducendo l’intervento dell’assessore alle Politiche sociali Luciana Bassini: “Era necessario intervenire per adeguare il regolamento ed abbiamo approfittato dell’opportunità per introdurre alcuni elementi in direzione dell’equità. Da un punto di vista generale ci sarebbe bisogno di maggiore disponibilità di alloggi”.
Le case di edilizia residenziale pubblica nel comune di Città di Castello sono circa 200, tutti occupati, a cui se ne aggiungono 10 acquistati di recenti da Ater nella zona industriale; a fronte di 150 domande inevase, il monte-case potrebbe essere integrato con 8 appartamenti, due di proprietà del comune e sei dell’Ater, che però avrebbero bisogno di interventi non particolarmente onerosi. Questo il quadro delineato dal Comune a seguito di una domanda di Nicola Morini, capogruppo di Tiferno Insieme.
Ad illustrare la nuova bozza di regolamento è stato Giancarlo Pettinari, responsabile del Servizio. “Dal testo è stata stralciata la mobilità, oggetto di un regolamento autonomo e approvato qualche mese fa. Siamo intervenuti sull’articolo 3, relativo ai criteri per la determinazione dei punteggi collegati a particolari disagi aggiuntivi di quello economico, all’articolo 7 e 14 relativi alla formazione della graduatoria. Nei punteggi aggiuntivi sono stati previsti massimo 4 punti che il comune può assegnare in caso di figli fiscalmente carico fino a 26 anni, perdita del reddito da lavoro, tempo di residenza del nucleo familiare: chi ha 15 anni continuativi può ottenere il massimo del punteggio. L’articolo 14 distribuisce in uno stesso condominio il 50% a nuclei con cittadinanza italiana, 50% ad extracomunitari e 20% per disabilità. Per il resto l’attribuzione dei punteggi è fatta da un programma della Regione Umbria. Il comune verifica se il form sia compilato correttamente e se le affermazioni sono fededegne; quindi vengono trasmesse all’ente superiore. La commissione comunale interviene nei ricorsi e comunque dalla formazione della graduatoria definitiva in poi. Gli elementi che modificano la graduatoria sono soprattutto il reddito, la tipologia di alloggio e la numerosità”.
Cesare Sassolini, capogruppo di Forza Italia, si è detto favorevole “il 50% ad italiani non è legato a razzismo ma al pericolo di creare ghetti ed ha come fondamento l’integrazione di nuclei familiari di cittadinanze diverse”. Sassolini ha poi proposto alcune integrazione per evitare che situazioni di lassismo o rifiuto di offerte di lavoro – nell’ambito ad esempio del reddito di cittadinanza – possano favorire alcuni nuclei familiari con figli a carico. Per il tecnico si può introdurre una clausola su questo e comunque il punteggio assegnato a tali situazioni è residuale e non potrebbe sbilanciare la graduatoria”. Massimo Minciotti, consigliere del Pd, ha parlato di “grande opera di rinnovamento dei regolamenti. Approvo i tre articoli modificati”. Il tecnico ha escluso il controllo dei patrimoni all’estero, proposto da Minciotti, perché la graduatoria, redatta secondo i criteri della Regione Umbria, si basa solo su Isee e chiede l’autocertificazione. Tale parametro interviene ed è dunque a monte nella determinazione dell’Isee. A seguito di una domanda di Benedetta Calagreti, consigliere del PSI, è stato chiarito che sarà fatta una nuova graduatoria con l’entrata in vigore del regolamento. Marcello Rigucci, capogruppo della Lega, ha invitato il comune di “attenersi alla legge nazionale che prevede la valutazione dei patrimonio all’estero, in quanto di rango superiore. Inoltre chi vive in ambienti malsani, deve dimostrare che al momento dell’affitto c’erano i requisiti per l’abitabilità”. Luciano Tavernelli, consigliere del PD, ha detto che “l’assegnazione deve dipendere dal fatto che sono cittadini italiani, dichiarino di lavorare o cercare lavoro, siano in regola con il fisco e altri carichi. Altri lacci e laccioli introducono discrezionalità. Sulla mobilità, c’è una evoluzione dei nuclei familiari che determina una diversità di punteggio. Chiedo una maggiore distribuzione degli alloggi sul territorio, evitando la concentrazione. Le case sfitte del centro storico potrebbero incrementare la disponibilità tramite Ater o altri canali. Ugualmente gli affitti agevolati. Destinare una cifra importante a questo intervento può dare risposte a famiglie in difficoltà e ripopolare il centro storico. Il comune può fare accordi con i privati o acquistare e dare in affitto a canone concordato o all’Ater, che da parte sua deve integrare il circuito e non alienare altri alloggi”. Per l’assessore Bassini “il comune può segnalare ma non acquistare le case. Abbiamo tipologie come Vivo in centro, la Casa Verde, la Casa Albergo che seguono questa logica”. Anche Vincenzo Bucci, capogruppo di Castello Cambia, ha appoggiato l’acquisizione di appartamenti “ma nel centro storico non alla zona industriale come accaduto di recente. Il problema vero sono i controlli, in questo campo è difficile per il comune un’attività penetrante. Verifichiamo se ci sono strumenti aggiuntivi nella direzione dell’equità”. D’accordo la Bassini sulla necessità di affinare le modalità di verifica. Anche Vittorio Massetti, consigliere del PD, ha insistito sui controlli, specie quelle di spettanza dell’Ater, sulla decadenza dei requisiti e sull’avvicendamento della residenza: “Impieghiamo anche i vigili – ha detto – Una volta che c’è l’elenco, facciamo controlli settimanali a campione”. La Commissione comunale è composta, come da articolo 29, non modificato, da un magistrato nominato da Amministrazione, dirigente Servizi sociali, un membro nominato da sindacati, 2 esperti in materie giuridiche-amministrative nominati dal consiglio con votazione separata. Ed ora la parola passa al consiglio comunale per l’approvazione.