Città di Castello, il consiglio comunal: “Fattore famiglia? Approfondiamo. Unanimità per la mozione delle minoranze”
CITTA’ DI CASTELLO – È stata approvata all’unanimità dal consiglio comunale di Città di Castello la mozione che invita ad approfondire la possibilità di introdurre il cosiddetto “fattore famiglia” nella programmazione di interventi fiscali o nell’attribuzione di vantaggi economici da parte dell’Amministrazione. Il dispositivo è preceduto da alcune valutazioni che introducono la proposta, presentata congiuntamente da tutte le minoranze ed appoggiata da ogni forza politica dell’assise tifernate. In particolare il testo mira a “Studiare le condizioni di un piano di intervento fiscale che nella tassazione e nel pagamento dei servizi possa tenere conto in modo permanente e costante del cosiddetto fattore famiglia, rendendo ancor più eque, omogenee, le tariffe comunali e, nello specifico, cercare di rendere permanenti e strutturali gli attuali rimborsi dedicati ai nuclei familiari”. La materia sarà oggetto di analisi in seno alla commissione permanente “Programmazione Economica”, in base a quanto previsto dal regolamento. Nell’evidenziare come “il quoziente familiare sia un metodo per proporzionare l’ammontare delle tasse dovute al numero dei componenti del nucleo familiare in vigore con successo in molti paesi europei, specie in Germania e in Francia”, la mozione indica “come lo strumento fiscale legittimamente applicabile anche negli enti locali come il Comune di Città di Castello, dove sono state messe a punto proposte per modulare il sistema di tariffazione, di accesso, di rimborso di servizi comunali e i sistemi contributivi di sostegno ispirati al cosiddetto ‘fattore famiglia, specie in un contesto nel quale l’Isee presenta meccanismi di calcolo che a volte risultano non essere equi e addirittura penalizzanti per le famiglie numerose con bambini e anziani a carico. Sovente nelle considerazioni espresse nei documenti di Bilancio di previsione del Comune di Città di Castello e nelle relazioni del Settore dei Servizi Sociali in riferimento alle vecchie e nuove povertà si evidenzia la sempre maggiore vulnerabilità delle famiglie con figli, specie se minori, e delle famiglie composte di soli anziani e si aggiunge che di fronte a queste nuove problematiche gli strumenti finora usati non sono sufficienti da soli a individuare strategie efficaci di inclusione sociale; parimenti si legge che una risposta generale alla necessità di un intervento più efficace nelle varie aree di intervento sociale (anziani, giovani, disabili, dipendenze e nuove povertà) consiste nel potenziare il sostegno alle risorse di tipo familiare attraverso azioni dirette e indirette di aiuto alla famiglia nei propri compiti. Al cospetto del cosiddetto inverno demografico dovuto a una popolazione residente in costante diminuzione (dai 40.567 abitanti nel 2010 ai 39.425 di fine 2018), a un saldo naturale in costante peggioramento (meno 164 unità nel 2018 tra le 287 nascite e i 451 decessi, rispetto al meno 87 del 2002), con un dato assoluto del numero di famiglie tendenzialmente in aumento (16.849), seppur con una diminuzione dei componenti (2,34) che segna il dato storicamente più basso in assoluto, è indispensabile rafforzare la capacità economica delle famiglie e promuovere la capacità delle stesse di svolgere al meglio le proprie funzioni alla cura, all’educazione, al sostegno e all’accoglienza. L’applicazione del principio del fattore famiglia, oltre a rappresentare una rivoluzione fiscale, cambia il sistema del Welfare, in quanto si mette la famiglia in grado di diventare generatore di servizi e il nucleo non è più un fruitore passivo di una prestazione, ma è un punto vitale nella produzione di coesione ed assistenza sociale. L’applicazione dei principi del ‘fattore famiglia’ alla tassazione e tariffazione locale potrebbe anche essere realizzata senza particolari costi, rimodulando e ridistribuendo gli attuali criteri di tassazione e tariffazione e accesso ai servizi”.