Danni da fauna selvatica, l’assessore Cecchini al Comitato per il monitoraggio
PERUGIA – “Già pagati 3 milioni di euro per i danni da fauna selvatica nel 2014, poi si è avviata una fase di riorganizzazione degli uffici e del sistema assicurativo”. Lo ha detto l’assessore regionale alla Caccia, Fernanda Cecchini, ascoltata dal Comitato per il Monitoraggio, presieduto da Raffaele Nevi, in merito all’applicazione delle numerose misure previste dalla risoluzione sui danni all’agricoltura causati dalla fauna selvatica, approvata dall’Assemblea legislativa nel marzo 2015.
Sull’argomento si sono già svolti due incontri con le associazioni agricole e venatorie da cui, ha spiegato il presidente Nevi, “è emerso il perdurare di disagi e perdite economiche causati dagli animali selvatici. Non risulta ancora attivo il portale, non sarebbe stato messo a punto il sistema di premi e sanzioni per le squadre dei cacciatori, il nuovo regolamento presenterebbe inoltre delle difficoltà attuative. Servirebbe inoltre una nuova normativa sulla selezioni e sull’organizzazione degli abbattimenti, la ridefinizione del numero degli animali nocivi effettivamente presenti e quindi delle quantità da abbattere. È stato richiesto di non applicare il regime de minimis (che prevede un massimo di aiuti di 15 mila euro in 3 anni) e rilevato che sulle aree parco non è stato fatto quanto previsto. Ci è stata inoltre segnalata la grave difficoltà cui versa l’Atc n.3”. Il presidente Nevi ha infine chiesto di ricevere un report aggiornato e completo dei danni causati nelle diverse zone del territorio regionale sia alle automobili che all’agricoltura.
L’assessore Cecchini ha spiegato che “nel 2014 la Regione ha pagato oltre 3milioni di euro tra danni e copertura assicurativa. Da allora abbiamo superato il precedente sistema assicurativo e riorganizzato gli uffici, riprendendo come Regione la gestione del contenzioso, dimezzando così in due anni il costo relativo all’incidentistica stradale. Abbiamo sperimentato, attraverso il progetto ‘Life strade’ metodi di dissuasione degli animali selvatici, soprattutto cinghiali e caprioli, dall’attraversare le strade. Per quanto riguarda la parte venatoria, l’Europa ha introdotto criteri più rigidi nella destinazione di risorse ai privati: gli indennizzi per i danni prodotti da specie cacciabili non possono essere pagati, dato che vengono considerati legati alla normale gestione faunistica e ritenuti aiuti di Stato. Dovremo rivedere la legge regionale ed anche i regolamenti, dato che tutte le competenze sono tornate dalle Provincie alla Regione. Non tutto il personale è transitato in Regione e la riorganizzazione ha richiesto alcuni mesi. Sulle premialità e nell’assegnazione dei settori abbiamo proposto, e la Terza commissione lo ha approvato, di rinviare al prossimo anno l’entrata in vigore del nuovo regolamento sulla caccia al cinghiale. Abbiamo lavorato alla semplificazione per le procedure di apertura e ampliamento delle aziende faunistico venatoria, alcune delle quali ferme da un decennio. Le nuove aziende faunistiche venatorie autorizzate modificheranno il quadro delle zone dove si può cacciare e di quelle assegnate alle varie squadre. Permangono grossi problemi – ha aggiunto Cecchini – legati al contenimento del cinghiale, anche se i danni sono diminuiti e il prelievo venatorio è aumentato. Il contenimento viene gestito anche dagli Ambiti territoriali di caccia, chiamati a coprire in solido con la Regione i danni causati dagli animali (quando terminano i fondi assegnati ad ogni Atc). Siamo stati contattati da un soggetto che ha attivato in Emilia Romagna una filiera delle carni da selvaggina e stiamo portando avanti un confronto su questa ipotesi di valorizzazione economica, che potrebbe portare fondi anche per la copertura dei danni. La carenza di mattatoi per questo tipo di animali ha sempre limitato lo sviluppo della filiera: la carne proveniente dal contenimento non è di proprietà dei cacciatori che lo attuano, deve quindi essere commercializzato passando da un mattatoio autorizzato. La Regione potrà autorizzare (e in un caso lo ha già fatto), se l’azione degli Atc non risulta efficace, anche le aziende agricole al contenimento delle specie selvatiche, sotto la vigilanza delle guardie venatorie. La questione della riforma dei parchi e della loro gestione è un problema legato alla riforma delle Comunità montane, che verrà affrontato entro la prossima stagione venatoria. Vorremmo centralizzare la parte amministrativa degli Atc, dato che il loro numero non può essere ridotto dalla Regione. Potremmo però semplificare e razionalizzarli, con un ruolo di indirizzo e controllo unificato”.