Fecondazione eterologa, Monacelli (Udc) punta il dito sull’autorizzazione
“Ogni qualvolta i problemi del Paese si fanno complessi, l’opinione pubblica ne viene distolta per occuparsi di temi etici. Ma c’era da aspettarselo”. Così il capogruppo regionale dell’Udc, Sandra Monacelli per la quale “gli inviti alla prudenza sul tema della fecondazione eterologa rivolti nelle scorse settimane alla Presidente Marini sono caduti letteralmente nel vuoto”.
“La stessa presidente della Regione – commenta il capogruppo centrista – definisce un traguardo importante la decisione adottata dalla sua Giunta riguardante l’autorizzazione alla pratica della fecondazione eterologa nei livelli essenziali di assistenza (Lea) a titolo gratuito. Mentre è in atto – rimarca – una trattativa con il Governo centrale circa i tagli ai fondi destinati alla sanità che secondo i presidenti di Regione rischierebbero di compromettere i livelli essenziali dei servizi, oggi la Regione Umbria, in antitesi con quanto disposto dalla Lombardia ha deciso di dare un via libera ideologico alla procreazione medicalmente assistita, nonostante i dubbi applicativi che essa comporta circa i rischi non solo di deriva eugenetica, ma di trasmissione di malattie genetiche che potrebbero verificarsi nell’età evolutiva dei nascituri anche a seguito di accoppiamenti tra consanguinei inconsapevoli, stante l’anonimato, dei genitori-donatori”.
“Cosa c’è dunque dietro la decisione della presidente Marini: eccessiva leggerezza dell’essere? – si domanda Monacelli – o semplice tentazione di accattivarsi per ragioni ideologiche il consenso di talune parti della società su temi etici, emulando il collega toscano, primo nella classifica dei gradimenti elettorali? Al netto di tutto – conclude l’esponente centrista – continuo a pensare che la gestione delle risorse comuni destinate alla cura della salute delle persone, deve avvenire secondo ordini di priorità che sanno riconoscere le necessità inderogabili dalle ragioni, sebbene legittime, del desiderio”.