Grifo Latte, la seconda commissione fa le pulci all’azienda
Esternalizzazione del magazzino, piano industriale e investimenti della Grifo Latte sono stati i punti intorno ai quali si è sviluppata questa mattina l’audizione nella seconda commissione di Palazzo Cesaroni dei vertici dell’azienda. All’incontro richiesto dal consigliere del Partito democratico Andrea Smacchi, hanno partecipato il presidente Carlo Catanossi, il vicepresidente Riziero Giovi, il presidente dell’associazione cooperative agricole Graziano Pedetti e Albano Agabiti, presidente della Coldiretti Umbria.
Durante i lavori è stato disegnato un quadro della situazione attuale del Gruppo Grifo, che impiega direttamente 190 persone (18 nel magazzino), ha un fatturato di circa 54 milioni di euro e ha varato un Piano industriale che punta alla diversificazione (oltre al lattiero caseario anche legumi, vino e gastronomia) e cerca di fare fronte ad una crisi economica che ha portato una riduzione dei consumi che in Umbria si attesta intorno al 9 per cento.
L’esternalizzazione della struttura di Ponte San Giovanni dovrebbe servire a razionalizzare i costi migliorando la gestione del magazzino a cui fanno riferimento i 5 punti di produzione.
Al termine dell’incontro Smacchi si è detto “rassicurato per quanto riguarda il piano industriale e il futuro dello stabilimento di Fossato di Vico. Ma la scelta sul magazzino, per quanto legittima e apparentemente irrevocabile, poteva essere valutata meglio e in modo più approfondito. Dato che viene riassunto lo stesso personale si è evidentemente puntato sulla riduzione dei costi più che sulla riorganizzazione”.
Rispondendo alle domande di Smacchi sulle ragioni dell’esternalizzazione, Catanossi ha spiegato che la decisione mira a ridurre i costi ed a migliorarne la funzionalità. “A Ponte S.Giovanni – ha detto – confluiscono gli arrivi da 5 punti di produzione umbri e ci lavorano 18 dipendenti sui 190 totali della Grifo. È stata operata una selezione delle offerte ed è stata scelta una cooperativa, la Servizi Associati, che ha 1400 dipendenti e lavora per importanti realtà pubbliche e private. La cooperativa che si occuperà del magazzino e riassorbirà i 18 lavoratori dovrà riconoscergli la possibilità di scegliere se diventare soci e restare semplici dipendenti. Ci è stato garantito il rispetto dei contratti nazionali di lavoro, l’inquadramento non al livello più basso e il riassorbimento di eventuali esuberi, mentre al momento il magazzino avrebbe per noi 2 persone in eccedenza, destinate a diventare 4 con l’attivazione di un nuovo macchinario di confezionamento”.
Replicando poi alle osservazioni avanzate anche da Luca Barberini (Pd), Catanossi ha specificato che “le esternalizzazioni iniziano e finiscono con il magazzino di Ponte San Giovanni e non riguarderanno dunque altre strutture della Grifo o altri lavoratori”.
Rispetto alle sollecitazioni di Massimo Mantovani (Umbria popolare – Ncd) sulla promozione e di Raffaele Nevi (FI) sul ruolo della Regione nel Gruppo Grifo, sul prezzo pagato per il latte e sulla diversificazione dell’offerta, Catanossi e Pedetti hanno rilevato che “servirebbe una promozione integrata di tutta la regione e dei suoi prodotti migliori e non dei singoli marchi, seppure di qualità. Il latte che sul mercato oggi viene pagato 37 centesimi, Grifo lo acquista dai produttori umbri a oltre 42, più iva e quota qualità. La quota regionale in Grifo risale a circa 30 anni fa, quando la cooperativa assorbì altre cooperative in difficoltà di cui la Regione deteneva delle quote. Non dovrebbe essere neppure possibile, a questo punto, che la Regione ritiri il suo capitale sociale. La Grifo intende mantenere in Umbria strutture produttive e centri decisionali, anche per questo ha puntato sul vino (vorremmo portare la cantina di Amelia in attivo in un triennio) e porteremo la lavorazione di legumi e la gastronomia nello stabilimento di Fossato di Vico. Contiamo di vedere se nel Piano di sviluppo rurale ci saranno fondi da utilizzare in questo senso”.
Giovi ha poi sottolineato che “è importante, per gli allevatori, avere un riferimento come Grifo: la cooperativa ha evitato di utilizzare gli ammortizzatori sociali anche nei momenti difficili, anche quando, nel 2012, la produzione di latte era in perdita. Ci stiamo adattando ad una situazione difficile, evitando di seguire la strada di molte aziende agroalimentari che in questi anni hanno chiuso”.
Agabiti ha poi aggiunto che “la Grifo ha sempre pagato un prezzo di fascia alta per il latte degli allevatori umbri, che però in gran parte sono dislocati in territori montani e marginali ed hanno quindi alti costi di produzione e trasporto. Se oggi in Umbria abbiamo carne, latte e cereali a filiera controllata e garantita è grazie a realtà produttive del territorio come la Grifo e non solo, che tra l’altro garantiscono un protagonismo diretto degli agricoltori”.
“Il gruppo Grifo – ha continuato – impiega circa 1500 persone, 190 delle quali direttamente. La cooperativa risente di una crisi economica che ha contratto i consumi, anche alimentari, anche in Umbria, con un calo del settore lattiero caseario del 9 per cento. C’è una forte concorrenza sul lato del prezzo, soprattutto da parte di soggetti privati che non garantiscono una filiera ma recuperano latte comunitario sul mercato. Nel 2008 è partito il nuovo Piano industriale, con 20 milioni di investimenti previsti in aree marginali come Norcia (produzione di formaggi) e Colfiorito (mozzarella), una revisione dell’organizzazione interna e della struttura dei costi (il 68 per cento dei quali è rappresentato dal latte). Il Piano è stato concordato con i sindacati e prevedeva anche la chiusura degli stabilimenti di Fossato (che però dovrebbe essere riaperto a breve) e di Amatrice. Puntiamo a diversificare la produzione con legumi, vini della cantina di Amelia e gastronomia (che ormai in Umbria viene fatta da 3 sole aziende)”.
“Significativa la riapertura dello stabilimento di Fossato di Vico ed insoddisfacente la situazione che riguarda l’esternalizzazione del magazzino di Ponte San Giovanni – commenta Andrea Smacchi al termine della riunione – La parte del piano industriale che prevede la riapertura dello stabilimento di Fossato di Vico – continua Smacchi – mi vede soddisfatto, visto che per rilanciare questo sito si prevede di destinarlo alla produzione di prodotti gastronomici. Una scelta importante che ripaga questo territorio della decisione, avvenuta circa due anni fa, di smantellare la produzione di latticini. Per quanto concerne la situazione di Ponte San Giovanni – aggiunge l’esponente del Pd – considero la scelta dell’esternalizzazione del magazzino legata solamente ad una riduzione dei costi piuttosto che ad una riorganizzazione dello stesso. La scelta – spiega – andava valutata meglio, approfondita e condivisa maggiormente sia con le maestranze che con le istituzioni che non hanno mai fatto mancare il proprio sostegno”.
Per Smacchi si tratta di “una scelta poco conforme al ruolo economico, ma anche di responsabilità sociale che una cooperativa così importante ricopre nella nostra regione. Per questi motivi – commenta – considero prioritaria l’attenzione della Regione, ma anche delle organizzazione sindacali, a tutela dei lavoratori e delle future scelte societarie, poiché è in gioco la gestione di un segmento importante del settore agroalimentare umbro”.
“In un momento di crisi economica così grave – conclude Smacchi – il dovere delle istituzioni è quello di garantire il rispetto e la dignità del lavoro, contrastando le varie forme di precarizzazione, almeno nelle realtà produttive che non sono in crisi, ma che anzi incrementano il fatturato”.