I Regeni al Festival del Giornalismo: “Poca partecipazione degli Stati europei”
PERUGIA – “Ci siamo detti, cosa farebbe Giulio? Lui ci direbbe: mamma, papà, andate avanti anche per me…”: è commossa ma ha la voce ferma ferma Paola Deffendi Regeni mentre parla nella storica sala dei Notari di Perugia. Ospite con il marito Claudio del Festival del giornalismo per l’incontro “Verità e giustizia per Giulio Regeni (e non solo)” durante il quale i genitori del ricercatore torturato e ucciso in Egitto hanno sottolineato la loro contrarietà al ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo e chiesto maggiore partecipazione dagli altri Paesi europei.
Un appuntamento nel corso del quale è stato presentato il docu-film “Nove giorni al Cairo. Tortura e omicidio di Giulio Regeni” realizzato dai giornalisti di Repubblica Carlo Bonini e Giuliano Foschini. “Verità per Giulio significa tenere alta l’attenzione. Continuare a parlarne” ha detto il direttore del quotidiano Mario Calabresi. Aprendo l’incontro Claudio Regeni ha tratteggiato la figura del figlio, ricordato i viaggi fatti insieme “fin da piccolo” e gli studi all’estero. “Ha fatto un intero anno accademico al Cairo – ha aggiunto – perché era molto appassionato di quella cultura”. E’ poi però subito tornato a parlare della battaglia della famiglia per conoscere la verità sull’uccisione del figlio.
“Manca – ha sottolineato – un pò di partecipazione da parte degli altri Stati europei. Abbiamo cercato di coinvolgerli ma finora non sembra di vedere qualcosa che vada al di là dell’interesse della singola nazione”. Il padre di Giulio ha poi ribadito la contrarietà al ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo. “Il suo ritiro – ha sostenuto – e la risoluzione parlamentare sulla fornitura dei ricambi degli aerei militari sono le uniche cose che hanno fatto capire al Governo egiziano che l’Italia sta facendo qualcosa di forte. Non solo chiediamo che non venga di nuovo mandato il nostro ambasciatore, ma che si uniscano alla nostra richiesta anche altri Paesi europei”.
“La nostra era una famiglia normalmente felice che improvvisamente si è trovata catapultata nell’orrore”, ha quindi spiegato la madre di Giulio, Paola. Che vedendo l’immagine del giovane su un maxischermo ha detto: “non era miss mondo ma era un bel ragazzo”. “Sappiamo come l’hanno ridotto – ha aggiunto -, l’hanno sequestrato e torturato ripetutamente. Poi ucciso”.
Paola Deffendi Regeni non vuole sentire definire l’omicidio del figlio come il “caso Regeni”. “Non è un caso isolato – ha sottolineato – ma una enorme tragedia che sta vivendo il mondo”. “Ci chiediamo sempre, perché proprio Giulio? Ha avuto una serie di sfighe una dietro l’altra, la sorte ha continuato a giocare male…” ha quindi detto la madre cercando di dare una spiegazione dell’omicidio del ricercatore. “Lo hanno tradito molte persone delle quali si fidava” ha quindi sottolineato il legale della famiglia, l’avvocato Alessandra Ballerini. Che parlando poi dei tentativi di depistare le indagini, ha spiegato che “Giulio si è difeso da solo, con le sue chat e le sue e-mail”. E riferendosi all’omicidio, il legale ha detto che “ora abbiamo bisogno di capire chi e perché”.