Inchiesta rifiuti, il supertestimone: “Per Gesenu guadagno illegittimo di 2,5 milioni”
PERUGIA – Continua la grande inchiesta sui rifiuti in Umbria e un dirigente del Comune di Perugia diventa supertestimone, ricostruendo la truffa che ha portato la vecchia Gesenu a guadagnare milioni di euro senza un reale servizio corrisposto. Il Comune di Perugia è socio di minoranza di Gesenu e, nell’inchiesta, mette punti fermi chiari. Il tecnico dice che la Gesenu ha “omesso il trattamento di selezione ai rifiuti urbani indifferenziati ricevuti”. La mancata selezione ha permesso alla Gest di incamerare, senza effettuare il servizio, 2,4 milioni di euro che rappresentano quindi un ingiusto profitto.
In soldoni i rifiuti urbani indifferenziati finivano a Pietramelina senza essere selezionati, lasciando margine per altri ingressi nell’impianto di compostaggio. Un meccanismo certificato dai controlli di Arpa che ha attestato la mancata biostabilizzazione di 124 milioni di chili di Forsu. “Nell’ambito del mio precedente incarico di dirigente di Ati 2, cessato in data 12 gennaio 2015 – spiega Vincenzo Piro, attuale dirigente del Comune di Perugia sul settore Ambiente – partecipavo alle riunioni dell’Osservatorio regionale sui rifiuti, composto da Arpa, Province, Ati e Regione, con la partecipazione quando richiesta dei gestori degli impianti di gestione dei rifiuti. In tali riunioni non è mai emerso un malfunzionamento o inefficienze dell’impianto di selezione dei rifiuti Gesenu di Ponte Rio”. Il tutto fino al 2011 – 2012, quando invece emergono quantitativi di Forsu pari al 15 per cento del rifiuti urbano indifferenziato trattato, decisamente un livello che non trova giustificazione. Un fatto che, in relazioni ai costi dell’appalto, parla di un danno di 2 euro ogni tonnellata per un totale di quasi 2,5 milioni.