“Le tre vite di Arturo Ferraro”: la ternana Ilaria Tomassini in vetta con il suo romanzo
TERNI – “Un incrocio tra un ragno e un pavone: faceva la ruota mostrando i suoi meravigliosi piumaggi ‒ ovvero i soldi, il lusso – e nel frattempo tesseva paziente la sua ragnatela, le sue promesse…”: una creatura attraente e pericolosa, così viene descritto Arturo Ferraro da Rosa Artieri, la donna che lo ha amato e ne rievoca il carattere e le imprese.
Le tre vite di Arturo Ferraro, il romanzo d’esordio di Ilaria Tomassini, vincitrice del Premio La Giara 2016, ora edito da Rai Eri, racconta di un capitano d’industria che si è fatto da sé, ricorrendo a ogni possibile scorciatoia e menzogna.
Il libro alterna diversi piani temporali: c’è la Roma del 2023, in cui il protagonista, poco più che barbone, deve dare sepoltura alla sua cagnetta morta di vecchiaia e si aggira intorno al Muro che separa il Nord ricco dagli scarti dell’umanità bloccati al Sud e ci sono gli anni della sua apparentemente inarrestabile ascesa economica.
Arturo, nato nel 1953, figlio di un idraulico e di una casalinga (ma ha sempre inventato storie lacrimose sui suoi genitori e sulle loro tragiche morti), si lancia nel business delle scarpe, e arriva ad aprire stabilimenti in tutto il mondo. Innumerevoli donne cedono di fronte alla sua ostentata ricchezza, ma solo Rosa Artieri, bellissima e di vent’anni più giovane, ha la capacità e il desiderio di restargli accanto a lungo.
Con un linguaggio molto crudo, Tomassini ricostruisce l’ascesa e la caduta di un uomo senza scrupoli né qualità e ci mostra la direzione in cui potrebbe andare il mondo in cui viviamo. Una storia di successo e caduta, intessuta abilmente dall’autrice in un racconto a tre voci che rappresenta idealmente un’intera umanità sul punto di smarrirsi definitivamente, corrosa dal tarlo del potere e del benessere. Ci sarà un riscatto finale per Ferraro e quelli come lui?
Scrive a un certo punto l’autrice che “l’uomo ha sempre avuto a disposizione due armi letali per risolvere i propri problemi di convivenza: la ragione e i muri”: è più facile puntare sui secondi, ma con quali effetti? Il romanzo di Ilaria Tomassini prova a dare una risposta anche a questa domanda.
Questo romanzo è stato il vincitore della quinta edizione del Premio letterario La Giara nel 2016.
Ilaria Tomassini nasce a Terni il 16 maggio 1977, ma vive da sempre a San Gemini. È laureata in filosofia, frequenta un master della facoltà di Lettere e Filosofia e di Economia a Perugia e lavora presso un istituto finanziario privato.
IL PREMIO LA GIARA
Il Premio Letterario La Giara, bandito da RAI e Rai Eri, è stato ideato per dare spazio e visibilità a giovani scrittori di tutta Italia. La Rai, attraverso le proprie Sedi Regionali e Centri di Produzione, si propone come osservatorio sulla scrittura e sulle nuove forme narrative. Sono 21 le Commissioni Regionali di esperti che scelgono in ogni sede il romanzo migliore da inviare alla Commissione Nazionale per l’individuazione della terna dei finalisti, tra cui viene selezionata l’opera vincitrice.