Medico arrestato, analisi critica della Cgil Umbria sul sistema sanità
La Cgil torna sulla questione del medico arrestato all’ospedale di Terni. Il segretario regionale Mario Bravi e la segretaria Raffaella Chiaranti prendo spunto dalla vicenda per fare un’analisi del sistema sanitario che non concede “sconti”.
“La recente vicenda dell’indagine sul medico dell’Azienda ospedaliera di Terni che avrebbe estorto una cifra consistente per accelerare un intervento chirurgico fa indignare – scrivono Bravi e Chiaranti – Fa indignare perché vede protagonisti soggetti che hanno giurato di difendere un diritto costituzionale come quello della salute e cercano, invece, di trarre un profitto illecito da cittadini fragili e resi ancora più indifesi dal loro stato di malattia. Fa indignare perché si riterrebbe scontato che un sistema sanitario moderno come quello umbro dovrebbe avere gli anticorpi necessari, non solo per impedire comportamenti illeciti, ma per prevenirli senza bisogno di arrivare ad una indagine giudiziaria. Soprattutto in un momento in cui ci si accinge per l’ennesima volta negli ultimi decenni, ad attuare un piano di abbattimento delle liste di attesa in sanità (per il quale non è noto sapere quante risorse vi siano destinate).
“Liste di attesa – dicono i due esponenti della Cgil – che sono responsabili di gran parte della percezione che hanno i cittadini della bontà del sistema. Le liste di attesa sono lo specchio di un sistema che non riesce, nonostante gli sforzi e le scelte compiute, a predisporre percorsi organizzativi differenziati per chi deve effettuare un esame specialistico urgente e per chi, invece, effettua accertamenti per esigenze di prevenzione o di controllo periodico.
Un sistema che, nonostante i tanti spazi pubblici e la riconversione di piccoli ospedali, non riesce ancora ad organizzare l’attività intramoenia esclusivamente dentro alle proprie strutture con locali adeguati e tariffe rivisitate, e continua, invece, ad autorizzare la cosiddetta attività intramoenia “allargata” in spazi privati di singoli professionisti”.
“Un sistema – aggiungono Bravi e Chiarati – che, parla tanto di Aziende Ospedaliere e delle loro eccellenze ed apicalità, ma poco di continuità assistenziale, di servizi nel territorio h24, di case della salute, di tutto ciò che potrebbe prevenire, cioè, il ricorso a tante prestazioni specialistiche.
Un sistema che, pur avendo scelto un centro di prenotazione unico regionale, non riesce a raggiungere il suo efficientamento con l’istantanea evidenza delle nuove disponibilità e con il frequente invio anche di pazienti anziani a molti chilometri di distanza”.
“Crediamo – concludono i due sindacalisti – che un sistema sanitario che funzioni veramente dovrebbe rendere impossibile, proprio in virtù delle sue buone prassi, di un maggiore ascolto dei propri dipendenti e di verifiche costanti nelle filiere del lavoro, qualsiasi nicchia di interessi privati o addirittura, come in questo caso, illeciti. Siamo sicuri che facciamo abbastanza in questa direzione?”