Mettere al centro i diritti dei bambini. L’Umbria all’avanguardia con il programma PIPPI

 

PERUGIA – Mettere al centro i bisogni del bambino, mirando allo stesso tempo a sviluppare e aumentare le competenze genitoriali, aiutando la famiglia con un sostegno intensivo e globale. È il punto di forza di PIPPI, Programma di intervento per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione, avviato nel 2013 dalla Regione Umbria e modello innovativo di intervento all’avanguardia in Italia che, in queste settimane in cui la cronaca ha portato alla ribalta l’inchiesta legata ai presunti affidi illeciti di minori nella provincia di Reggio Emilia, promuove l’Umbria come eccellenza nel delicato campo della tutela dei diritti dei più piccoli. “Quanto emerge dalla cronaca desta sconforto e preoccupazione – afferma la consigliera regionale Carla Casciari – e un sistema così deviato e deviante che infierisce sui più piccoli fatico persino ad immaginarlo. In Umbria, invece, dai sei anni va avanti il Programma PIPPI, che si caratterizza per un approccio intensivo, continuo e flessibile di presa in carico del nucleo familiare, al fine di ridurre i rischi di allontanamento dalla famiglia di origine. Oppure, dove questa che deve essere l’ultima scelta risulti necessaria, di renderlo una prospettiva di breve periodo in vista in una rapida ricongiunzione”.

L’intervento della Regione Umbria ha fatto sì che venissero sostenuti i progetti interzonali proposti da diverse Zone Sociali afferenti ai Comuni di Assisi, Foligno, Spoleto, Gubbio, Città di Castello, ai quali nel 2019 si aggiungerà anche Norcia. In Umbria, stando agli ultimi dati ufficiali – riferiti al 2015 – erano presenti nelle strutture regionali 224 bambini. Di questi, 125 minori sono stati collocati in comunità socio-educative e 55 in comunità familiari. “Il valore aggiunto di questo programma – spiega Casciari – è la presenza di un’equipe multidisciplinare composta da un operatore specifico per la presa in carico della famiglia problematica, da professionisti di diverse discipline e provenienti dalle istituzioni interessate: servizi sociali del Comune, area psicologica e pediatrica dell’Azienda Sanitaria, della scuole e del privato sociale. Ed è proprio questa forte integrazione fra i settori del sociale, della sanità e della scuola che fanno di PIPPI un modello innovativo a livello nazionale”.