Perugia, Celti di Bratislava: inaugurata mostra archeologica al manu da oggi al 31 ottobre
PERUGIA – Il successo della mostra “Etruschi di Perugia”, allestita nel 2014 a Bratislava, ha indotto i principali attori istituzionali (Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, Soprintendenza Archeologica dell’Umbria, oltre al Museo di Bratislava e le amministrazioni comunali di Perugia e della capitale slovacca) a replicare l’evento con una proposta speculare.
In tal senso la mostra “Celti di Bratislava”, ponendosi come esposizione gemella, s’incarica di rappresentare testimonianze relative alla cultura celtica provenienti dalla Slovacchia e dall’Italia centrale. L’iniziativa culturale, che si inserisce nell’ambito delle decennali relazioni di gemellaggio tra le due città, tende ad offrire un interessante contributo alla conoscenza di una cultura poco nota in Umbria, seppure attestata da rinvenimenti in alcune aree della regione.
In occasione dell’apertura ufficiale della mostra è giunta a Perugia una delegazione da Bratislava, guidata dal Vicesindaco della Città, Iveta Plsekova e composta, tra gli altri, dal Direttore del Museo Nazionale Slovacco Branislav Panis e dalla curatrice della mostra, nonché Direttore dell’Istituto di Protezione Monumenti, Margareta Musilova. Insieme a loro anche il Direttore dell’Istituto slovacco a Roma e consigliere culturale dell’Ambasciata della Repubblica Slovacca a Roma, Peter Dvorsky.
Nella giornata di giovedì 7 luglio, gli ospiti sono stati prima ricevuti a Palazzo dei Priori dal Sindaco Romizi, accompagnato per l’occasione dall’Assessore Cristiana Casaioli, quindi, hanno partecipato alla preview riservata alla stampa al Manu, alla presenza dell’Assessore alla Cultura del Comune, Teresa Severini e del Soprintendente per l’Archeologia Elena Calandra. Infine, nel pomeriggio all’inaugurazione ufficiale della mostra.
“La mostra rappresenta un’occasione per conoscere le nostre radici –ha detto il Sindaco, nell’incontro a Palazzo dei Priori- e per rafforzare il legame culturale di amicizia tra le due città. Sarà un ulteriore arricchimento per i perugini, ma anche per i tanti turisti che arriveranno in città per Umbria Jazz e che potranno trovare una città ricca di storia, di musica, di cultura.”
Proprio la Cultura, secondo il vicesindaco di Bratislava, è uno degli elementi più significativi sul quale costruire l’unità dell’Europa. “La mostra –ha precisato il Vicesindaco Plsekova, ricordando che la Slovacchia ha il semestre di Presidenza dell’UE- è frutto di quella cooperazione che contribuisce allo spirito europeistico in un momento così difficile. Siamo certi che i visitatori resteranno sbalorditi, come noi lo siamo rimasti vedendo la mostra sugli Etruschi.”
Per l’Assessore Severini la mostra è un’importante occasione di conoscenza delle nostre radici e anche di turismo, dal momento che arricchisce l’offerta culturale di Perugia di una novità unica.
Orgoglioso del forte legame tra Perugia e Bratislava, si è detto, invece, il direttore dell’Istituto culturale slovacco a Roma Dvorsky, sottolineando come esso duri da ben 54 anni, sempre più proficuo.
Per la Soprintendente calandra I Celti di Bratislava rappresenta piuttosto l’occasione, come ha annunciato lei stessa, di “chiudere in bellezza” il suo lavoro a Perugia, essendo imminente il suo trasferimento a Reggio Calabria. “Dietro ad ogni mostra –ha precisato- c’è un lavoro grigio che non si vede, ma senza il quale non si realizzano le esposizioni. Voglio quindi ringraziare tutti coloro che hanno lavorato per questo risultato.”
“Sono gemellate non solo le città ma anche i musei –ha concluso il Direttore del Manu, Luana Cenciaioli- Perugia e Bratislava del resto hanno la caratteristica di avere testimonianze stratificate dei vari momenti e popolazioni che si sono avvicendati sullo stesso luogo, che raccontano la storia completa della città.”
Un ringraziamento particolare è stato, infin, riservato al Museo Archeologico delle Marche, che ha dato in prestito per questa occasione un corredo celtico ritrovato nella regione.
I materiali in mostra sono ospitati nelle sale del MANU, ora afferente al Polo museale, e all’interno di uno spazio architettonicamente suggestivo. Si tratta infatti di un ampliamento cinquecentesco del complesso conventuale di San Domenico, destinato ad ospitare il dormitorio dei frati domenicani, di cui è possibile individuare le anguste celle, affacciate sul paesaggio umbro. Dai recenti scavi condotti nel Castello di Bratislava provengono i materiali costituiti da monete, oggetti in metallo, vasellame fine in argilla. Particolarmente rappresentata è la consistenza numismatica, dovuta agli ingenti ritrovamenti di tesori monetali.
Pur ispirandosi a modelli greci e romani, i Celti conservarono un loro proprio stile. Le monete d’oro a forma di conchiglia raggiunsero ad esempio un ampio livello di diffusione, divenendo il mezzo di pagamento utilizzato nell’intera area centrale danubiana. L’oro necessario alla coniatura proveniva dai giacimenti del Danubio e dalla catena montuosa dei Piccoli Carpazi. Con l’esaurirsi delle riserve del prezioso metallo, la zecca cominciò ad utilizzare l’argento.
Questi tesori monetali, conservati in vari musei e collezioni private, sono per la prima volta proposti in un unico contesto, sono valorizzati da una presentazione organica. Oltre ai reperti slovacchi, sono presentianche oggetti di cultura celtica provenienti dall’Umbria antica e dall’Italia Centrale. La presenza celtica in Umbria è attestata anche da alcune iscrizioni e dalla famosa statua di bronzo, il cosiddetto Marte di Todi, conservato ai Musei Vaticani.
Ai Celti, e alle loro relazioni con gli Etruschi nelle terre d’Umbria e aree limitrofe, è dedicata infatti la sezione sulle testimonianze e influenze celtiche note. Si tratta di urne cinerarie perugine raffiguranti sulla fronte la battaglia contro i Galati, dove il personaggio principale è un cavaliere greco che affronta uno o più barbari. Molto interessante al riguardo l’urna proveniente da Perugia con raffigurato il saccheggio di un santuario da parte dei Celti, sorpresi e sopraffatti mentre si stanno impadronendo delle suppellettili. L’adozione di motivi anticeltici deriva principalmente dal mondo greco, dove il tentato sacco di Delfi nel 279 a.C. e il passaggio dei Galati in Asia Minore dovettero generare stereotipi iconografici che godettero di immensa diffusione in tutta l’area del mediterraneo.
Fanno parte dell’esposizione anche i bracciali in vetro di III sec. a.C. provenienti da Bettona e una fibula in bronzo da Arna, inquadrabile alla seconda metà del III sec. a. C, con iscrizione in caratteri arcaici dell’officinator, il celta Atepu. Oggetti preziosi provenienti da tombe celtiche rinvenute in località Arcevia Montefortino e Filottrano S. Paolina, nelle Marche, chiudono la sezione . Si tratta di una corona aurea, bracciali, spade in bronzo ed un singolare barilotto per il trasporto di liquidi.
A corollario della mostra è stato stampato il catalogo, dal taglio divulgativo, concepito per il vasto pubblico e ampiamente illustrato. Alla versione italiana hanno lavorato in sinergia di disponibilità finanziarie e di risorse umane i due istituti ministeriali, il Polo museale dell’Umbria e l’ex Soprintendenza archeologia.