Perugia, Piano per la conservazione della fauna ittica in Commissione
PERUGIA – Prende il via l’analisi del “Piano per la tutela e la conservazione della fauna ittica e per la pesca sportiva”. Ad analizzarli la Seconda e la Terza commissione, questa mattina riunite in seduta congiunta ad analizzare il “documento di indirizzo per la salvaguardia delle specie autoctone e la limitazione di quelle alloctone, che regola l’attività di pesca e di conservazione dei sistemi acquatici, in sintonia con le normative europee in materia”. L’approvazione dell’atto è stata sospesa, su richiesta del presidente della Seconda commissione, Eros Brega, per prevedere l’inserimento nel testo dell’indicazione delle risorse economiche che la Regione metterà a disposizione per l’attuazione del Piano. Le cifre già si conoscono, come hanno confermato Lucia Ghetti e Mauro Natali del Servizio Pesca regionale: 300mila euro l’anno per tre anni, dal 2016 al 2018.
Il presidente della Terza commissione, Attilio Solinas, ha ricordato gli esiti dell’audizione con le associazioni di pescatori, che “hanno lamentato il ritardo con cui la Regione ha predisposto il rilascio dei pesci nei torrenti nella fase di passaggio della riattribuzione delle funzioni sulla materia in questione dalla competenza delle Province alla Regione, che non ha consentito rilasci consistenti, causando anche danni economici ai gestori di attività commerciali legate alla pesca”.
Il vicepresidente dell’Assemblea legislativa, Marco Vinicio Guasticchi (Pd), chiede che il nuovo Piano contenga una strategia che includa la “valorizzazione dei centri di produzione ittiogenica umbri, gestiti fino a poco tempo fa dalle Province, che rappresentano una grande risorsa: quello di Sant’Arcangelo di Magione, unico centro al mondo che produca il luccio italiano, di cui custodisce il solo ceppo puro, diverso da quello europeo, e quello di Cerreto di Spoleto, specializzato nella produzione di trota mediterranea. Tali centri di produzione, il discorso vale anche per Torre Certalda e San Vito, rischiano di vedere compromesso il risultato di tanti anni di attività se la produzione rimane bloccata a causa dello stato di empasse politico-amministrativo. Ma se il Piano prevede che la fauna debba essere acquistata, facciamolo attraverso i nostri centri, ridefinendo la proprietà di queste strutture”.
Per il consigliere del Partito democratico Gianfranco Chiacchieroni, “sarebbe importante arrivare a una composizione pubblico-privato per la gestione di queste strutture, nella quale il pubblico mette a disposizione i tre elementi forti di cui dispone, cioè l’eccellenza dei nostri allevamenti, un tecnico competente come il dottor Natali, che poche regioni hanno, e il notevolissimo habitat dei nostri territori, mentre il privato potrebbe gestire la cura quotidiana della fauna e delle strutture. Bisogna farlo prima che questo patrimonio si depauperi”.