Regione, associazioni in Seconda commissione per il testo unico sull’agricoltura
PERUGIA – La Seconda commissione ha messo mano al Testi unico sull’agricoltura, avviando una fase di partecipazione con le associazioni di categoria. Una fase apertasi dopo l’impugnazione di fronte alla Consulta da parte del Governo nazionale. Cia, Confagricoltura e Coldiretti sono state ascoltate in audizione e hanno spiegato le proprie posizioni sul disegno di legge, incentrando gli interventi sul capitolo relativo agli organismi geneticamente modificati e al loro utilizzo nelle mense.
All’audizione hanno partecipato i rappresentanti di Cia (Walter Trivellizzi), Confagricoltura (Alfredo Monacelli) e Coldiretti (Marta Lucaroni) per superare alcuni dei motivi del ricorso alla Consulta. Nel giugno del 2015 il Governo nazionale ha impugnato di fronte alla Corte costituzionale la legge regionale ‘n.12/2015’ – Testo unico in materia di agricoltura, contestando tredici punti della legge. Dopo la convocazione di un tavolo tecnico presso la presidenza del Consiglio dei ministri, la Regione Umbria ha deciso di accogliere sette dei rilievi dell’Esecutivo nazionale e di resistere invece sui restanti sei, presentando una memoria difensiva alla Consulta. A seguito di ulteriori incontri sono state elaborate alcune proposte di integrazione al Testo unico che tengono conto delle indicazioni del ministero. Un punto rimasto insoluto riguarda l’articolo 48, laddove prevede che “nei servizi di ristorazione collettiva di asili, scuole, università, ospedali, luoghi di cura, gestiti da enti pubblici e da soggetti privati convenzionati, è vietata la somministrazione di prodotti contenenti organismi modificati”.
“La materia degli ogm va affrontata in modo razionale e non impulsivo. La Giunta dovrebbe porre la questione in termini positivi, inserendo l’obbligo di servire nelle mense prodotti tipici locali a corto raggio. In questo modo si risponderebbe alle osservazioni del Governo, sbarrando al tempo stesso la strada a ogm e anche ai prodotti di dubbia qualità”, ha detto Trivellizzi. “Il controllo sulla presenza di pietanze realizzate con prodotti ogm dovrebbe avvenire sulla base dell’attestazione del fornitore, che potrebbe dichiarare in buona o cattiva fede di non utilizzarli. Mancano strumenti oggettivi per fare le verifiche. Una certa percentuale, anche molto piccola, di ogm ci sarà comunque e con una formula di controllo così generica permetterà in sostanza di fare verifiche” è stato il parere di Monacelli. “Apprezziamo la decisione di resistere all’impugnativa del Governo rispetto all’articolo 48 sul divieto di somministrazione di ogm, che in agricoltura pongono seri problemi di sicurezza ambientale e perseguono un modello di sviluppo alleato dell’omologazione e nemico del made in Umbria” ha concluso Lucaroni.