Sanità in Umbria, la Cgil presenta le sue proposte
Evidenzia criticità (a partire dai pesantissimi tagli subiti da sanità e welfare negli ultimi anni) e suggerisce possibilità di intervento (in primo luogo una sanità più spostata sul territorio e meno “ospedalocentrica”, più centralità alla prevenzione, attenzione all’ambiente e alla salute nei luoghi di lavoro), la proposta “concreta” di intervento sul servizio sanitario regionale umbro, presentata oggi dalla Cgil regionale in occasione di una iniziativa organizzata, insieme alle categorie della Funzione Pubblica e dello Spi, all’azienda ospedaliera di Perugia.
“A distanza di quasi tre anni dall’approvazione della riforma sanitaria regionale (legge 18/2012) – scrivono nel documento Cgil regionale, Spi Cgil e Fp Cgil dell’Umbria – è necessario dare una lettura dei ritardi e delle criticità tuttora presenti e anche della mancata realizzazione del pieno coinvolgimento delle forze sociali, che abbiamo rivendicato più volte”. Per il sindacato, “va sottolineato che l’obiettivo dell’integrazione ancora non è colto, anzi si segnalano notevoli criticità per non parlare anche di problematiche disparità di trattamento sia dei cittadini, per la difforme diffusione dei servizi, sia del personale”. La Cgil chiede dunque che “nel territorio i servizi non siano impoveriti e che venga rispettata la professionalità e valorizzate le competenze espresse in tutte le ASL, che fino ad ora hanno determinato l’assetto e la qualità del Servizio Sanitario che è parte integrante e costitutiva dell’identità della nostra Regione”. “E’ necessario, con la nuova legislatura, riprogrammare la sanità regionale – si legge ancora nel documento – dando valore alla buona politica e alla trasparenza, per uscire da quelle logiche anche territoriali che di fatto hanno ingolfato l’integrazione e reso ancora più complicata la gestione del servizio sanitario regionale”.
Per quanto riguarda il lavoro nel sistema della salute dell’Umbria, la Cgil segnala “il costante aggravio delle difficoltà in cui si trovano ad operare i lavoratori della sanità, con carichi di lavoro elevati, riconoscimenti contrattuali fermi, elevato numero di precari”. Il sindacato chiede dunque una “ripresa della contrattazione integrativa” che sia anche “contrattazione di filiera e di sito”, inclusiva cioè di tutti quei soggetti che operano nella stessa azienda, ma con contratti diversi. Fondamentale poi “monitorare il sistema degli appalti e degli affidamenti, perché laddove almeno il 75% del costo è dato dalla spesa per il personale, occorre la garanzia delle clausole sociali e la scelta non può basarsi sui maggiori ribassi”.
Insomma, la Cgil chiede che con la nuova giunta regionale si apra una fase nuova: “Nella passata legislatura – conclude il documento del sindacato – si è registrata la sostanziale assenza di un confronto strutturato e continuativo con le rappresentanze sindacali che ha fatto emergere una distanza decisamente poco utile. Chiediamo che una fase di corrette relazioni sindacali venga ripristinata e che si apra una stagione diversa. Occasione da non perdere deve essere la costruzione del nuovo Piano Sanitario regionale per determinare un confronto coerente e costante ed un coinvolgimento più ampio dei cittadini, uomini e donne, dei lavoratori, dei professionisti, dei pensionati”.