Terni, l’appello del consigliere Novelli: “Riavviare la riforma endoregionale”
TERNI – “La Regione riavvii la riforma endoregionale partendo dalle Province”. Lo dice in un comunicato il consigliere provinciale e capogruppo Psi al Consiglio comunale di Narni, Federico Novelli, che interviene sul tema dei due enti provinciali umbri e sul riassetto istituzionale della regione.
Questo il testo del comunicato:
“Lo scorso 31 agosto il Consiglio provinciale di Terni ha approvato il rendiconto 2016. L’approvazione dell’atto ha consentito all’Ente di proporre in tempo utile richiesta di accesso allo stanziamento di 77 milioni di euro messi a disposizione dal Governo. Alla Provincia di Terni potrebbe arrivare una quota per circa 4 milioni.
Questo, unitamente ai recenti stanziamenti della Regione dell’Umbria per l’adeguamento degli edifici scolastici e a quelli precedenti per le strade, rappresenta una piccola boccata di ossigeno che consentirà all’Ente di erogare ai cittadini servizi di primaria importanza. Tra difficoltà estenuanti questa amministrazione sta lavorando in questo senso.
Tuttavia è giunto il momento che il Legislatore faccia chiarezza sul destino dell’Ente Provincia, sul ruolo, sulle competenze e sulle risorse. La legge 7 aprile 2014, n. 56 (c.d. legge Delrio) che ha stravolto l’Ente Provincia, in attesa del superamento costituzionale, si è dimostrata un fallimento che ha portato gli Enti sull’orlo del baratro. La successiva riforma costituzionale che ha cancellato le Province dalla carta costituzionale non ha superato il vaglio del voto popolare, abortendo sul nascere.
Ora un intervento legislativo di modifica alla c.d. legge Delrio è più urgente che mai, ma la fine della legislatura a tutto fa pensare tranne che si giunga a questo prima delle elezioni. In questo pantano, allora, è auspicabile e necessario un intervento della Regione Umbria che, subito dopo la legge Delrio, aveva varato la legge regionale 2 aprile 2015, n. 10. La nostra Regione, nonostante i precedenti interventi, da ultimo quello citato, è ancora ben lontana da un efficace e funzionale riassetto endoregionale.
Tali interventi non hanno prodotto frutti, bensì aggravato alcuni problemi e il tema della riforma endoregionale è ancora nell’agenda del governo regionale. Dopo la soppressione delle Comunità Montane ed il mancato decollo delle Unioni dei Comuni è inutile continuare negli esperimenti quando esiste in Costituzione una architettura istituzionale certa. Una riorganizzazione efficiente ed efficace dei servizi di area vasta deve essere varata quanto prima da parte della Regione che dovrà avere le sue fondamenta sulle realtà istituzionali esistenti, piuttosto che coniarne altre.
Si riparta velocemente, dunque, dalle due Province, si attribuiscano ad esse le funzioni di area vasta che le sono proprie, quelle delle Comunità Montane c.d. disciolte e quelle delle Unioni Speciali dei Comuni, e risorse certe per l’erogazione dei servizi, così da imboccare con coraggio, finalmente, una strada di semplificazione, razionalizzazione ed efficientamento delle nostre macchine amministrative”.