Viaggio in Cina, il M5S chiede le dimissioni del consigliere politico di Palazzo Donini
PERUGIA – “Prima ancora di Catiuscia Marini, sembra che a cadere sarà la sua ‘corte’: anche tramite episodi apparentemente minori tramonta un regimetto durato 50 lunghi anni”. Così i consiglieri regionali Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari che si domandano: “cosa accadrà in futuro, se già fa molto rumore una citazione della Corte dei Conti da 2mila 300euro, per danno erariale legato al viaggio in Cina di Valentino Valentini, membro super pagato del Gabinetto presidenziale?”
“Inizia dunque a mancare ossigeno in Giunta, mentre crescono tutt’attorno varie inchieste giudiziarie. Una Giunta che però è ridotta a ben poca cosa non tanto per le crescenti sortite della Magistratura, quanto per le ricadute sociali ed economiche della pessima gestione che in Umbria prosegue da interi lustri, come chiunque può osservare oggi anche per quanto si registra nel
cratere del sisma”.
“Un anno fa, in Aula – ricordano i due esponenti pentastellati -, Catiuscia Marini sottovalutò il caso, producendosi in una performance di arroganza e insofferenza verso di noi, quasi ‘sfidando’ la Corte dei Conti a un intervento poi puntualmente arrivato. Ci attendiamo che la presidente, nelle prossime ore – continuano -, sollevi Valentino Valentini dall’incarico, oppure tolga lei stessa il disturbo, quale responsabile politico. Non vogliamo però cavalcare l’episodio in sé – puntualizzano Liberati e Carbonari -: occorre accendere i riflettori sull’intera ‘Agenzia Viaggi Regione Umbria’, in piena attività da tempo, senza aver mai dato conto dei risultati economici di tanto peregrinare. La Cina è solo la punta dell’iceberg di un sistema politico autoreferenziale e chiuso in sé, molto pronto soltanto a volare ovunque nel mondo, talora con soggetti improbabili”.
Per Liberati e Carbonari, “è della desertificazione economica e morale della Regione Umbria che Catiuscia Marini deve al contempo rispondere: le imprese chiudono e non ci sono credibili prospettive per il futuro. E quando il lavoro c’è, è precario e senza qualità, sottopagato, senza dimenticare che l’attrattività è minata anche dal fatto che l’Umbria è oggi ben più isolata che in passato dal resto d’Italia. Intanto – concludono – prolificano e pontificano alcune lobby, multinazionali di rapina e soprattutto certe grandi cooperative, aduse a sfruttare le risorse
pubbliche. Sono sempre le stesse. Sono sempre gli stessi: compagni e compari di un ‘regimetto’ che finalmente vacilla e che cadrà per assenza di idee, risultati e prospettive”.